Dopo aver esplorato l’inferno della guerra, Danis Tanovic esplora l’inferno personale ed intimo, quello della gelosia, degli amori non corrisposti, dell’incapacità del perdono. Dell’inadeguatezza alla vita.

Noi umani siamo professionisti nel creare inferni anche quando non ci sono, nel non conciliare mai con noi stessi, nel distruggere le nostre vite anche quando non ci sono guerre o catastrofi che lo fanno.

Partendo da una sceneggiatura di Kieslowski il regista, della cui filmografia si è preso cura con una retrospettiva il Bergamo Film Meeting 2022, ne ripropone, di Kieslowski, la poesia (o almeno tenta non arrivando agli stessi livelli di astrazione filosofica del maestro polacco) e gli rende omaggio (non solo stilisticamente ma, per esempio, inserendo la vecchietta che porta la bottiglia alla campana di raccolta).

Tre sorelle e una madre, unite da un passato tragico i cui dettagli scopriremo lungo il film; tre storie sentimentali travagliate che saranno a specchio con gli eventi passati. Tre modi per star male, per rendersi dipendenti dall’inferno che può diventare l’amore.

Le stupende Emanuelle Beart (agé ma ancora sexy), Karin Viard (il cui fascino “normale” è accompagnato da una recitazione sempre intensa) e Marie Gillain (la cui freschezza e malizia inconsapevole sorprende sempre in positivo) coadiuvate dall’esperta Carole Bouquet aiutano il regista nel completare un prodotto differente alle altre opere del regista ma comunque di qualità, senza per forza doverlo paragonare al lavoro di Kieslowski dove ne uscirebbe sconfitto.

Telefono Nokia, macchina fotografica Canon, tanti giornali, tra cui Liberation, e tanta… Evian… costituiscono il product placement del film.