Dal già citato sito benemerito di b e z movies Cinema zoo mi guardo due corti di mezzora l’uno di due autori underground giapponesi piuttosto conosciuti nel sottobosco culturale rock e indie. Il primo è Asia strikes back (1983), una delle prime opere del prolifico Sogo Ishii, autore in seguito di opere difficilmente classificabili come Electric Dragon 80000 V, Labyrinth of dreams e, forse la più conosciuta, Angel dust, tra le molte altre. Questo corto nasce come video d’accompagnamento ai concerti della band rock di cui Sogo Ishii al tempo era il leader, ma è un vero film sperimentale che interviene artisticamente sull’immagine. Quindi non un semplice videoclip ma una vera operazione di linguaggio. Naturalmente muto e con una colonna sonora rock sparata a mille, narra di alcuni Psycho-soldati che fanno parte di un’operazione sperimentale rinchiusi in uno spazio sotterraneo tra inganni, contrasti ed esplosioni di violenza. Il regista alterna bianco e nero al colore mantenendo sempre un’immagine sporca rigorosamente su pellicola e recupera le sperimentazioni dell’avanguardia cinematografica. Inserisce poi dei found footage di distruzioni ed esplosioni atomiche avvicinandosi ai grandi sperimentatori in questo campo come Forgacs e Tscherkassky e opera sulla trasformazione dei corpi anticipando Tsukamoto… (voto 7).
Altra cosa il piccolo film assolutamente no-budget di Shozin Fukui, altro grande sperimentatore di cui si ricorda il cultissimo 964 Pinocchio, Rubber’s love e la partecipazione come regista di seconda unità a Tetsuo di Tsukamoto. Il corto in questione è S-94 del 2009 ed è un post-virus (ben prima del covid) in cui l’umanità è stata sterminata dalla malattia. Due donne sopravvissute che vivono in solitudine indossando tute e maschere quando escono all’aperto sperano di incontrare prima o poi altri viventi, magari uomini. Quando ciò succede, una delle due pensa alla possibile riproduzione per ridare un futuro all’umanità, l’altra ormai esasperata pensa solo ai propri bisogni primari, ovvero sesso e sangue di cui ha bisogno per sentirsi viva. Finale cannibalico con trucchi poverissimi e desolanti. Molta la voglia di Fukui di realizzare un film-fumetto di fantascienzasexy e horror, pessimista e crudo, pochi purtroppo per lui i mezzi per realizzare le sue idee (voto 5/6) Una Honda fa un’apparizione ma non è certo product placement che avrebbe, per altro, salvato il film.