Torna Dario Argento con un nuovo capitolo della sua filmografia alla continua ricerca e riproposizione del suo cinema.
L’inizio di Occhiali neri è tipicamente argentiano, sia la straniante e visivamente impattante sequenza dell’eclissi, sia il primo omicidio che potrebbe stare benissimo nei giallo-thriller di un tempo, quelli che lo resero giustamente famoso. Poi il regista apre il proprio baule dei vecchi trucchi e comincia a disseminarli lungo il film un po’ alla rinfusa fregandosene bellamente di una coerenza d’insieme. Recupera alcune delle sue ossessioni (la cecità, il cane che dilania scatenando il gusto “sanguinario” di Stivaletti...), recupera un po’ della visionarietà ultimamente perduta inventandosi una specie di giungla tipo Everglades con tanto di bisce d’acqua che rischiano di strozzare la protagonista, recupera Asia in un ruolo insolitamente pacato, scatena la verace Ilenia Pastorelli in un’interpretazione del tutto in linea con la selvaticità del tutto.
Il rischio di ritrovare l’ultimo argento “televisivo” dei vari Giallo, Ti piace Hitchcock? e Il cartaio, ovvero quel regista che non riusciva più a trovare la visionarietà che lo rese famoso, era forte in questa trama in cui una prostituta stalkerizzata da un assassino a causa del quale diventa protagonista di un incidente mortale in cui perdono la vita i genitori di un bambino cinese. Tutto il rapporto tra lei, diventata cieca a causa del suddetto incidente, con l’orfano che vuole vivere con lei diventandone gli occhi e il thriller che ne consegue con l’assassino che dà la caccia ai due, se non vi fossero i “recuperi” dal passato di cui abbiamo detto e pure per il prorompente seno nudo della Pastorelli fieramente messo in mostra in un paio di occasioni, potremmo tranquillamente essere di fronte ad un episodio di Blanca.
Vi sono poi i difetti di un film che sembra un poco “buttato su” e non completamente levigato, ma sono difetti, proprio per quel rischio di piattezza televisiva non del tutto scongiurato, che quasi fanno piacere. Mi riferisco ad una recitazione mal diretta, a incredulità di comportamenti (la stupidità con cui due poliziotti agiscono e si fanno ammazzare, un esperto di cani che si lascia sorprendere da quello della cieca...) e alla musica che, seppur affidata alle capaci mani di Arnaud Rebotini, non fa altro che scimmiottare i crescendo emozionali tipici dei film horror nelle sequenze “paurose” senza particolare inventiva.
Lontano dai capolavori del nostro Occhiali neri ha almeno qualche guizzo di gusto argentiano che lo apparenta se non a quelli almeno a Non ho sonno.
Poco il product placement, praticamente inesistente se non per un’utilitaria della Mercedes e uno sgualcito pacchetto di Marlboro su di un tavolo.