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CINEMA
8 Dicembre 2023 - 20:56

DIARIO VISIVO (Janet Agren)

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Il commissario di ferro (Stelvio Massi, Italia, 1978
DIARIO VISIVO (Janet Agren)

"Il commissario di ferro è uno dei maggiormente iconici ed emblematici titoli dell' Italian crime cinema. Sì è un lavoro di transizione e più intimo di quanto il titolo possa lasciare immaginare" scrive Roberto Curti nel suo fondamentale Italian Crime Filmography (1968-1980) edito da McFarland (la traduzione è mia). E' però il poliziottesco di cui sia Maurizio Merli, star del genere, che Stelvio Massi, il regista che del genere ha fatto la sua firma, vanno meno orgogliosi. Un po' perchè l'azione è in secondo piano rispetto al doloroso rapimento del figlioletto del commissario, un po' per le difficoltà finanziarie che ha fatto accelerare e semplificare la regia.

In effetti la trama corre su due binari, mentre il Commissario Mariani (Merli appunto) cerca di catturare un criminale, il "marocchino", con sparatorie e inseguimenti tipici del genere, un pazzo in cerca di vendetta per il padre, un assassino catturato da Mariani e suicida in carcere, prende in ostaggio mezzo commissariato e poi rapisce il figlioletto del commissario con l'intento di farlo uscire allo scoperto per ucciderlo. Si evidenzia così anche la situazione famigliare di Mariani, con la moglie ricca e indispettita dalle assenze del marito che ha chiesto la separazione e lui può vedere l'amato figlio solo saltuariamente. Insomma il suo lavoro ha distrutto la sua famiglia perchè lui è "un poliziotto che fa il suo dovere come si deve, altrimenti la città sarebbe sottomessa a terroristi e criminali".

La moglie è la Janet Agren in versione castigata e amareggiata a cui vengono affidate frasi affilate tipo "sono sempre stata sola anche quando vivevo con te (a Mariani ndr)". Affilata è anche la dichiarazione rilasciata a The dark side n. 87 del 2000, ricordando la sua partecipazione al film, sullo stesso Maurizio Merli come attore: Se tu non riuscivi ad avere Franco Nero per un film, allora tu chiamavi Maurizio Merli. Era "l'altro".

Ma anche l'altra donna del film, Mariangela Giordano, non ci va leggera su Merli come riportato dallo Stracult di Giusti: "Merli era un rompiscatole come nessuno; credeva di essere Dio in terra, non era neanche un buon attore". (Voto al film 6).

Modella nuda (a parte un body trasparente della Giordano il film non ne contiene) per una pubblicità dell'acqua Pejo su un calendario da muro a cui è affiancato uno dell'imprescindibile J&B. Ma il product placement del film non finisce qui. Il film si apre su un'azione davanti alla ditta Attioli Otello, in casa di Merli troviamo frigorifero Ignis e schiuma da barba Gillette e lui indossa Lacoste. Il parcheggio di un centro commerciale Centrostar è location per una scena d'azione così come un distributore Esso. Infine i mezzi di locomozione, a parte la doverosa Alfetta della polizia, Merli usa una Renault mentre le marche italiane Fiat e Guzzi sono utilizzate dai "cattivi".

STEFANO BARBACINI

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