Noir senza vezzi e senza lazzi che si lascia seguire con piacere questo Atlas in concorso al Torino Film Festival 2018 (Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo), purtroppo parzialmente rovinato da un finale non all'altezza (è come se dopo una lunga ballata rock, a cui potremmo paragonare il ritmo del film, si vinisca con violini mielosi).
Siamo in Germania dove evidentemente il mondo del lavoro non è immune da infiltrazioni mafiose, grande problema nostro che impariamo non solo nostro. Il protagonista è un facchino che opera in una ditta specializzata nello sgombero di appartamenti i cui inquilini hanno ordine di sfratto. Dietro a tutto però vi è la mafia araba che, in accordo con il titolare della ditta, "costringe" gli abitanti degli appartamenti ad andarsene con le minacce per impossessarsi degli immobili e per poi rivenderli a prezzo maggiorato. Walter, il protagonista, assiste a tutto ciò in silenzio facendo il suo lavoro e, anche se non approva, probabilmente a causa di un passato di dolore assiste inerte alle vicende anche se ne conosce i lato illegale.
Quando però la vittima dei delinquenti (ed in particolare del rude e gigantesco Moussa) è un padre di famiglia deciso a non cedere e per questo a forte rischio di ritorsioni, Walter non può più restare semplicemente a guardare anche perchè il suo passato torna ad invadere la propria vita privata...
Il film prende il suo ritmo, non si perde in dialoghi inutili e, nonostante non eviti il senso di dejavu, è catartico per lo spettatore.
Grosse BMW e MERCEDES sono protagoniste del product placement del film.