Continuiamo lo speciale dedicato a Tinto Brass che al momento avevamo fermato a Action con il termine del periodo più sperimentale e che a breve ricominceremo con quello che (come dice anche lui) viene chiamato il periodo più pecoreccio a partire da La chiave.

Prima di lasciare lo sperimentale trattiamo un film di cui è stato solo attore ma nel quale ha la parte migliore.

Il film è La rabbia di Louis Nero e, per chi conosce il regista, sa che è particolarmente ferrato a fare film sperimentali con difficile trama come Hans.

In questo caso l'alter ego del regista si aggira attraverso scenografie surreali ed oniriche (fra tutti Rene Magritte ma si possono rintracciare anche altre fonti) alla ricerca di un modo per produrre il suo film.

Passa così, guidato dal suo mentore (Franco Nero), da sceneggiatori a produttori, da registi pubblicitari ad attori arrivando alla conclusione che, forse, il suo futuro è quello di rapinatore di banche.

Tanti gli attori e registi coinvolti. Oltre a Nero ci sono Philippe Leroy, Giorgio Albertazzi, Lou Castel, Arnoldo Foa, Faye Dunaway, Corso Salani e Tinto Brass che interpreta un produttore che, mentre tiene in braccio Antonella Salvucci, sconsiglia al protagonista di fare il film.

Ottimo il suo consiglio: "Questa roba non si vende. Poco sesso niente nudo. La gente non vuole soluzioni psicologiche vuole tette e culi. Mettici pure una donna che discute delle idee hegheliane ma che sia alla pecorina e senza mutande. Mettici anche un aristotelico che sia un voyeur e si masturbi. Mettivi pure un presocratico ma che dica i suoi sillogismi inchiappettandosi allegramente un discepolo"

Grandissimo il suo consiglio peccato che sia proprio Louis Nero a non seguirlo infarcendo il film di monologhi insopportabili. Sicuramente la sua frustazione è ben riportata ma se poi i film sono così. Voto 5

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