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CINEMA
8 Marzo 2025 - 10:23

I QUATTRO PER QUATTRO DI PIERO E LARA

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Follemente (Paolo Genovese, Italia, 2025)
I QUATTRO PER QUATTRO DI PIERO E LARA

Paolo Genovese nuova “Big thing” della commedia all’italiana esportabile anche all’estero? Pare di sì, con gli ultimi tre film da lui girati (con il clamoroso successo di Perfetti sconosciuti, venduto praticamente in tutto il mondo dove ha generato anche innumerevoli versioni prodotte da diversi paesi) non ha sbagliato un colpo. Certo un bel passo avanti da quando il box office premiava le commedie di Natale e quelle di Pieraccioni e Co…

Qual è la formula del regista-sceneggiatore? Una sceneggiatura brillante che parte da un’idea, magari non originalissima (ma ormai il godimento di scoprire qualcosa di nuovo nel cinema è lasciato a chi non ha recuperato i film del passato e non conosce maestri e allievi della grande commedia italiana e internazionale), infarcita di dialoghi brillanti e andando ad esplorare la sfera del viver comune cioè, un argomento che tocca praticamente tutti, il rapporto di coppia.

Follemente parte, senza nasconderlo, da Inside out (a sua volta influenzato da Woody Allen), ovvero con due “team” di personaggi che rappresentano i sentimenti e gli impulsi ad agire e parlare dentro alla testa di un uomo e una donna che stanno cercando di allacciare un rapporto sentimentale o comunque sessuale. Lui divorziato con figlia, lei appena lasciatasi da un pessimo compagno. Serata a cena a casa di lei con praticamente un solo obbiettivo… finire a letto. Ma prima c’è tutta la parte di preparazione-conoscenza e qui i due team si sbizzarriscono. In entrambi abbiamo la parte razionale (Giallini-Pandolfi), quella sentimentale (Lastrico-Puccini), quella intellettual-alternativa (Papaleo-Giannetta) e quella sessuale (Santamaria-Fanelli) che confabulano tra di loro per decidere i passi giusti da fare da parte sia di lui (Edoardo Leo) che di lei (Pilar Fogliati). Naturalmente le loro dispute, le loro gaffe, si riversano su comportamenti divertenti, a volte spassosi, nella vita dei due. Verso la fine del film i due team si incontrano pure vis à vis in un brainstorming comico.

Quindi un film tutto di sceneggiatura (brillante sia chiaro), dato che è girato in tre locali e pochi personaggi? Come evitare il “film teatrale” tanto temuto dai cinefili? Genovese lo fa in due modi. Utilizzando un montaggio perfetto che segue i tempi comici (per non rovinare le gag verbali che altrimenti sarebbero anestetizzate) e con una direzione d’attori con i controfiocchi. E’ evidente l’intervento del regista sull’interpretazione di attori decisamente dotati ma che spesso tendono all’esagerazione istrionica come Marco Giallini, Rocco Papaleo e Maurizio Lastrico. E se Leo e Fogliati sono molto bravi nel “normalizzarsi”, Vittoria Puccini e Claudia Pandolfi sono professionali e “giuste”, ma le performance da fuoriclasse sono quelle di Claudio Santamaria (agevolato dal ruolo), di Maria Chiara Giannetta (giovanissima ma già utilizzatissima da cinema e televisione e, se le verranno date le occasioni giuste, sicuramente uno dei migliori prospetti attoriali del momento) e, ultima ma non l’ultima, Emanuela Fanelli per cui si fa fatica a trovare parole d’elogio da tanto è immensa. La vera erede delle grandi interpreti della commedia all’italiana dalla Magnani a Franca Valeri.

Poco il product placement, gli sponsor stanno tutti elencati nei titoli di coda per costumi, arredamenti e cibi ma solo Foppa Pedretti è citata, come marca, nel film in un divertente dialogo.

(Voto 6/7)

Stefano Barbacini

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