WANDERING HOME – Higashi Yoichi (2010).
Cadere svenuto a terra davanti a due birre ASAHI in un bar affollato. Sputare sangue perché si rompono vene dell’esofago. Passare giornate con la mente eternamente intorbidita dagli effetti della troppa GILBEY’S vodka ingerita. Visioni assurde che appaiono davanti a occhi ingannati da una mente ormai non più in grado di scindere realtà e fantasia dopo l’ennesima bottiglia di SUNTORY whisky.
Questi sono gli effetti drammatici che ogni alcolista conosce bene. Questi sono i guai del fotoreporter Tsukahara Yasuyuki dipendente totale dal risveglio alla fine della giornata dall’alcol. Perennemente ubriaco nonostante non abbia motivi per esserlo. Ha un mestiere che gli piace, una moglie bella e creativa (è autrice di manga), due magnifici bambini e una madre che lo accudisce. Allora perché è arrivato al punto di cadere regolarmente in coma etilico fino all’internamento ospedaliero? Perché ha costretto la moglie che ancora gli vuole bene al divorzio per i maltrattamenti subiti dal marito ubriaco? Saranno stati gli orrori visti in Cambogia da reporter inviato per documentare gli i massacri di Pol Pot? Oppure l’eredità di un padre altrettanto ubriacone?
Probabilmente neppure Kamoshida Yutaka, lo scrittore autore del libro autobiografico da cui è tratto questo film presentato al Far East Film Festival 13, analizzando lo spreco della sua vita è in grado di dircelo con certezza.
E fondamentalmente non è quello che interessa al regista giapponese di lunga carriera Higashi Yoichi girando questo film sull’alcolismo, tutto preso a presentarci una situazione al limite senza grossi interrogativi e dotte analisi ma semplicemente mostrandoci un’evento drammatico e gli effetti derivanti da questo sulle persone che vivono intorno al protagonista. Un film mai troppo melenso e che scorre senza annoiare nonostante l’argomento non certo originale. Un’amara e tutto sommato serena discesa verso un dramma inevitabile.
La pellicola si regge soprattutto su di una recitazione collettiva ottima a cominciare dal protagonista Asano Tadanobu per finire con la prestazione veramente eccezionale di Nagasaku Hiromi, emozionante nel tratteggiare il carattere della moglie sempre in bilico tra ironia e tragedia, perdono e accusa, amore e odio, sempre in tragica incertezza tra la speranza di una morte dell’ex marito per togliersi il peso della sua presenza che le ha causato solo dolore e l’umano desiderio di un impossibile riavvicinamento all’uomo che ha amato anche per il bene dei figli, della famiglia.
In un film sull’alcolismo non si sa quanto sia fruttuoso il product placement per brand alcoliche presenti in grande varietà, ma sicuramente è ottima occasione per la presentazione della KIRIN (birra analcolica) e per i medicinali antialcol come il NOCBIN o altri come il LENDORMIN (sonnifero).