Rovisto ancora tra le mie vecchie videocassette ancora non visionate e trovo Quando baci una sconosciuta, film del 1969 del regista “televisivo” Robert Sparr; il film inizia in modo assai promettente, Carol Lynley esce dalle acque del mare come Ursula Andress in 007 licenza di uccidere, cioè in bikini e armata (ha tra le mani un fucile subacqueo), spara ad un pallone di una bambina che poi scaccia “dalla sua spiaggia”, poi entra in casa e cerca di mettere il gatto nel frigorifero. Poi si trasferisce a casa della madre incitando il cameriere ad avvelenarle il cibo. Insomma la presentazione di un personaggio bizzarro ed anomalo, una pazza che, come dice il suo psicologo, “non riesce a distinguere il bene dal male” e può diventare pericolosa. E lo diventa realmente per il giocatore professionista di golf Pete a cui si concede solo per riprendersi a letto con lui, con una cinecamera nascosta, per poterlo poi ricattare. Poi ne uccide il rivale campione del suo sport sicura di fargli un favore e chiede a Pete di ricambiarglielo uccidendo il suo psicologo che la vuole (giustamente) internare… ovvero delitto per delitto alla Hitchcock ma senza accordo tra le parti. Purtroppo poi il film si dilunga in sequenze di golf presenti in numero eccessivo e l’intrigo va a sbiadirsi in un finale che si perde tra soluzioni troppo banali e sentimentalismo. Peccato perché il personaggio principale e la sua interprete, la Lynley, potevano decisamente esser meglio sfruttati. (Voto 5,5)
Ancor meno interessante il film (era passato su TV5 Europe tanti anni fa) Du bleu jusqu’en Amerique (1999) film di Sarah Levy (in seguito ha lavorato solo per la fiction tv) ambientato all’interno di una sezione di ospedale in cui vengono ricoverate persone che hanno subito gravi incidenti e perso l’uso delle gambe. Il protagonista è Camille, giovane che, tuffandosi in mare, ha subito un grave danno che lo costringe sulla sedia a rotelle. Quindi abbiamo tutti i passaggi soliti dei film del genere: la disperazione, la rabbia, lo scontro e l’amicizia con altri pazienti che gli insegnano a tener duro ecc. Poi l’incontro con Marion Cotillard, pure lei costretta sulla sedia, e l’amore tra i due, i contrasti e le riappacificazioni, fino alla guarigione di lei che lascia lui ancora solo. Ma le esperienze lo hanno reso un uomo diverso voglioso di uscire e tornare a vivere anche se disabile. Film sempre incerto tra commedia (il personale medico è composto da macchiette), melodramma (in realtà sentimentalismo a poco prezzo) e patetismo. La Levy dimostra la sua inesperienza registica nel momento forte del film, ovvero il finale quando il protagonista si lancia sulla rampa dell’ospedale per uscire finalmente all’aria aperta e quindi alla vita, sequenza montata malissimo e senza il ritmo necessario. (Voto 5-)
Sempre su una vecchia videocassetta registrata (ma non dovevano smagnetizzarsi in una decina d’anni? Questa ne avrà quasi trenta!) trovo uno dei tanti film di Tim Holt trasmessi nella Matinée della mai troppo rimpianta Cine classics di Tele+. Holt fu protagonista di più di quaranta western da un’ora per la RKO e la maggior parte di essi fu diretta da Lesley Selander (un tipico regista di b movies rapido e prolifico) e in venticinque di questi fu affiancato dall’attore Richard “Chito” Martin. Stagecoach kid (1949) è uno di questi, in cui Holt e Martin sono proprietari di una diligenza con cui effettuano regolari trasporti. Su uno di questi viaggiano un ricco uomo d’affari di San Francisco, che ha dato in gestione il ranch nel west ad un losco figuro che negli anni ne ha approfittato per derubarlo, e la figlia, inorridita dal ritorno al west anche perché ha dovuto lasciare l’uomo che amava. Il mandriano al soldo del ricco possidente ha paura che questi scopra i suoi traffici e decide di farlo uccidere dai suoi uomini e nel frattempo impossessarsi di 20000 dollari che viaggiano sulla diligenza. Naturalmente i tentativi dei banditi dopo scazzottate, sparatorie (durante le quali i “cattivi” hanno sempre mire pessime…), assalti alla diligenza, omicidi dovuti a contrasti tra i banditi falliscono e si arriva al finale in cui l’eroe dalla faccia pulita Holt rimette a posto le cose e impalma pure la bella figlia del riccone. Quello che differenzia il filmetto da altri coevi è il lato di commedia dei sessi. Infatti la protagonista, la brava e spiritosa Jeff Donnell dal nasino alla Tintin, per sfuggire al padre e tornare a San Francisco si veste da uomo e verrà trattata da ragazzo dal duo Holt-Martin, con il primo che però mangia la foglia e inizia una schermaglia tipica della romantic comedy migliore con la ragazza ottenendo un risultato piuttosto divertente. Vi è anche una scena di spanking purtroppo “vestita” … (voto 6+) Nessun product placement.