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CINEMA
4 Dicembre 2022 - 08:20

TORINO FILM FESTIVAL 2022

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SEZIONE NUOVIMONDI
TORINO FILM FESTIVAL 2022

Sezione del Torino Film Festival 2022 derivata dall’ottima Onde degli anni precedenti, e lasciata in mano tra gli altri a Causo, per fortuna, presenta film sempre d’autore e fuori dai canoni soliti. Il primo visto è Lilith del brasiliano Bruno Safadi (autore che ha collaborato con i migliori registi del cinema brasiliano) un film pieno di suggestioni visive sia paesaggistiche che erotiche (il corpo della giunonica protagonista possente e vellutato allo stesso tempo è uno dei motivi per vedere il film), si rivela alla lunga essere una fiacca rivisitazione della figura mitologica di Lilith, prima donna e demone (voto 5,5). Va decisamente meglio con la lettera-video inviata da Bertrand Bonello alla figlia in Coma film impietoso sulla società ai tempi del covid con costruzione godardiana (voto 7). O trio em mi bemol della lusitana Rita Azevedo Gomes è tratto dall’unica opera teatrale di Rohmer e la regista resuscita lo spirito di certa nouvelle vague con un film formalmente perfetto (voto 7). The fifth thoracic vertebra di Syeyoung Park è un film di difficile classificazione tra Eraserhead e Tsukamoto, gli anime giapponesi e il cinema di Honkong. Non certo un capolavoro ma un indizio che un possibile futuro autore visionario è tra noi (voto 6+). Altro ritorno di un fedelissimo del festival è quello di Eugene Green con il mediometraggio Le mur des morts. Il regista porta avanti il suo cinema semplice, stilizzato e letterario, bressoniano, in una storia che fa incontrare il presente con il passato, ovvero un giovane di oggi con un giovane caduto della prima guerra mondiale. Contro ogni guerra e violenza (voto 6+). Aftersun di Lluis Galter dimostra come la voglia di cinema non si fermi neppure di fronte all’evidente mancanza di mezzi. Con una videocamera amatoriale Galter gira filmini in un campeggio in riva al mare e poi ci costruisce attorno una storia sulla sparizione di un bambino. Ammiriamo la volontà di far cinema a tutti i costi ma lo spettatore non ne viene particolarmente gratificato… (voto 5).  Our lady of the chinese shop è un film angolano (e già per questo da tenere in considerazione…) dell’esordiente Ery Claver. Sotto gli occhi di un cinese che vende madonnine si svolge una storia in tre capitoli e un prologo (che però si trova a metà film) su una madre che ha perso la figlia e ne incolpa il padre morente, un giovane alla ricerca del proprio cane e un barbiere diventato fervente religioso davanti alla statua di una Madonna… cinese. Il film è un po’ sfilacciato e di qualità alterna ma assai interessante per come racconta il passaggio storico da una colonizzazione effettiva (portoghese) ad una economica (cinese) e come la gente continui a rifugiarsi in credenze religiose siano in mano a santone o a icone cristiane venerate come miracolose. In mezzo una classe politica ridicola e pericolosa (voto 6,5).  The plains dell’australiano David Easteal è un interessante esperimento di docufiction girato con una camera fissa alle spalle del protagonista che guida la sua auto nel tragitto lavoro-casa. Ripreso in più giornate, spesso accompagnato da un collega di lavoro (il regista stesso), nei suoi dialoghi al telefono con la madre e la moglie e in quelli con il collega in auto, più o meno continui per tre ore di film, ci snocciola tutta la sua vita tra problemi attuali e passato. Il tutto con una naturalezza che rendono partecipe lo spettatore con interesse nonostante la lunga durata. (voto 6,5). Pacifiction è il nuovo film di Albert Serra, film di spionaggio sui generis con focus sull’Alto Commissario per la Francia in Polinesia. Al solito il regista sorprende, mai uguale a se stesso, sempre uguale a se stesso (voto 7,5)

PERSONALE CARLOS VERMUT

Per i film di Carlos Vermut, quattro per la precisione e tutti bellissimi, ovvero Diamond flash (voto 6,5); Magical girl (voto 7,5); Chi canterà per me (voto 8) e Manticora (voto 7,5) rimando agli approfondimenti

Stefano barbacini

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