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CINEMA
4 Dicembre 2022 - 08:15

TORINO FILM FESTIVAL 2022

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FILM FUORI CONCORSO, PANORAMICA INTERNAZIONALE
TORINO FILM FESTIVAL 2022

Ad aprire il Torino Film Festival arriva di persona Antonio Rezza con Il Cristo in gola, un film costruito a pezzi girando in tempi diversi dal 2008 ad oggi. Summa del cinema del suo autore da sempre fuori dagli schemi, è film corrosivo nei riguardi di religione e società (voto 7). Autore tra i più importanti della cinematografia contemporanea è il filippino Lav Diaz presente con A tale of filipino violence, lunga e prolissa (forse troppo) narrazione dell’epopea della famiglia Monzon, possidenti terrieri in disgrazia durante la presidenza del dittatore Marcos; con la solita maestria e il suo poetico bianco e nero Diaz non risparmia nulla per dimostrare come la storia delle Filippine sia una storia di violenze e soprusi (Voto 6,5). Presentato fuori concorso ma non nella sezione Crazies è Nocebo horror psicologico con venature sociali in cui primeggia una delle attrici più eclettiche del cinema, Eva Green (voto 6,5). Ancora un grande autore di esperienza addirittura sessantennale nel cinema, ovvero Alain Cavalier che presenta un piccolo film-intervista girato senza soldi e con una videocamera amatoriale, L’amitié, in cui incontra alcuni amici di lunga data (il rocker/chansonnier Boris Bergman con la moglie Mako, il produttore del suo film più famoso Therese, Maurice Bernart con la moglie l’attrice-scrittrice Florence Delay) con cui rievoca un passato comune di collaborazione e amicizia. Riflessione piena di grazia su vecchiaia, talento e radici. (voto 6). Il ritorno di Alain Guiraudie al festiva avviene con Viens je t’emmene, commedia a tratti esilarante e piena di considerazioni illuminate e irriverenti sulla società francese, in cui sesso e terrorismo si mischiano in una miscela sulfurea (voto 7). Ancora un veterano della regia, Jerzy Skolimowski che al festival presenta in anteprima EO, con cui rende omaggio a Bresson con un film in cui il protagonista è un asino. Un film animalista ma anche un film visionario e sperimentale (voto 7,5). Fairytales è l’opera “definitiva” della rappresentazione di Sokurov di statisti e dittatori che da anni il regista ci propone. Gli stessi personaggi storici (Hitler, Mussolini, Stalin, Churchill) recitano se stessi resuscitati dalle nuove tecnologie (voto 6,5). Pequena flor di Santiago Mitre, regista argentino approdato in Francia in questa esilarante commedia in cui una coppia argentino-francese deve organizzarsi per barcamenarsi tra lavoro e neonato e avrà a che fare con un vicino saccente e settimanalmente ucciso e resuscitato (vedere per credere) e un santone viscido. Menzione d’onore per la fantastica Vimala Pons (voto 7+). Iperviolenta fusione di action, horror, slasher e fantascienza nel film di Hongsun Kim, Project wolf hunting in un divertissement di massacri e mostri come solo i sudcoreani ultimamente riescono a fare (Voto 6,5). Quando sembra che Quentin Dupieux sia arrivato ai massimo del delirio (e con il moscone gigante di Mandibules pensavamo lo avesse fatto…) lui ci sorprende con un'altra opera ancora più bizzarra, Fumer fait tousser. Un gruppo tipo Power rangers (ma in questo caso Forze del tabacco i cui poteri sono quelli di investire i nemici, tartarughe e insetti giganti, con le sostanze tossiche contenute nelle sigarette!) viene costretto a trovare coesione, per poter meglio combattere una minaccia di fine del mondo da parte di Lizard un supernemico, dal loro capo (un topastro antropomorfo che sbava una strana sostanza verdastra) in un ritiro in cui i nostri tra le altre cose si raccontano un paio di esilaranti episodi horror. Non ci si crede che un regista abbia architettato un film di questo tipo senza scadere eccessivamente nel trash ma riuscendo invece a farci sganasciare dalle risate! (voto 7). Seppur Christophe Honoré sia ormai un regista navigato e autore di ventennale esperienza, seppur le argomentazioni del film siano tra quelle che più ha indagato negli anni (il percorso di formazione di un giovane omosessuale, i rapporti con madre e fratello, la perdita del padre) il suo film Le Lyceen ci è parso di una bruttezza inconsueta. Girato male, alternando momenti crudi ad altri melensi e da film televisivo, i rapporti tra i personaggi e i sentimenti degli stessi sono costruiti a tavolino e quindi farraginosi senza avere nessuna naturalezza; a peggiorar le cose un protagonista inconsistente e antipatico (voto 4,5)

Stefano barbacini

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