Simon Rumley è ospite frequente al Ravenna Nightmare Film Festival e all'edizione del 2016 riesce anche a portarsi via l'anello, premio consegnato al vincitore del concorso lungometraggi. Quest'anno era presente con il film, Johnny Frank Garrett's Last World, il terzo presentato a Ravenna.
Tratto "da una storia vera", narra appunto di questo Garrett, condannato a morte nel Texas per l'omicidio di una suora nel 1981 la sera di Halloween (e il film proprio la sera del 31 ottobre è stato proiettato con tempismo studiato). Dopo la sua condanna pare che il nostro abbia scagliato una maledizione contro i giurati e i giudici e che molte persone (nei titoli di coda vi è una lunga lista) implicate nel caso siano poi morti poco dopo. Scontato che Rumley (ma per la prima volta tra le sue opere il film non è scritto da lui) immagini la vicenda in termini horror e Garrett diventi uno spirito che ritorna dall'aldilà per farsi giustizia (mortalmente...).
Protagonista del film allora diventa uno dei giurati, l'unico che aveva dubbi sulla sua colpevolezza, che, subodorato il pericolo (anche perchè pare che lo spirito se la prenda con il figlioletto), si adopera per riabilitare la figura del giustiziato e dimostrarne l'innocenza, sperando che questo basti a mettere termine alla maledizione e alle morti violente che ne derivano.
La trama è piuttosto classica nel genere e per questo nella presentazione del film Rumley definisce l'opera come la sua più "hollywoodiana", intendendo appunto la "normalità" della trama più che la realizzazione (lontana dai budget e dagli standard mainstream).
Il regime registico tenuto dal nostro è, infatti, tutt'altro che "normale". Rumley gira con basilarità, senza vezzi, con strappi e accelerazioni su un primitivismo di base. E' proprio il caso di dire che i suoi difetti sono i suoi pregi. I suoi sono film fatti con le viscere esposte... Detto questo, questa sua terza fatica non ci sembra la migliore delle sue tre, proprio per questo senso di scontato che emerge a tratti.
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