Prima o poi capita anche ai migliori. Ed è così che tre anni orsono, la casa di produzione Platinum Dunes di Michael Bay specializzata in spietato riciclaggio di vecchi titoli di successo (o remake se preferite), allungò le mani sul più storico franchise dell'horror moderno, quel Venerdì 13 (Friday The 13th) che ha definito i contorni dello slasher movie per più di due decenni, con un totale registrato di 11 installazioni cinematografiche. Pietra miliare dell'horror adolescenziale negli anni '80, sin da quando Steve Miner realizzava il primo episodio, un horror-thriller tutto sommato non particolarmente innovativo, introducendo solamente nella sequenza finale il personaggio di Jason Whoores.
Jason, il sociopatico deforme ritardato e assassino dietro la maschera da hockey (ma solo dal terzo film della serie), la figura che più di qualunque altra ha caratterizzato ed impersonato l'horror moderno; ormai iconico boogeyman entrato a far parte dell'immaginario collettivo.
Vivo, morto, e non-morto ritornato, con alti e bassi notevolissimi durante la sua carriera cinematografica, fino ad arrivare al delirante e volutamente eccessivo (ma godibile) Freddy vs. Jason, crossover tra saghe horror di successo con Nightmare On Elm Street.
E quindi, dopo i remake e/o reboot di Non aprite quella porta, Amityville horror, The Hitcher e a breve seguito da Nightmare, Paltinum Dunes affida al regista Marcus Nispel, che già aveva diretto i due nuovi capitoli di Non aprite quella porta, l'incarico di riportare nei cinema Jason ed adattare la saga del serial killer di Crystal Lake per il pubblico (teenagers) moderno, ripartendo da zero.
Sorprendentemente, il risultato non è affatto male (visti i dubbi presupposti iniziali dell'operazione) anzi, e il risultato è una pellicola che sebbene lontana anni luce da ogni reale tentativo di innovazione o rivisitazione, apporta qualche piccolo ritocco qua e la al personaggio ed al film rendendolo tutto sommato godibile.
Classicissimo slasher in ambientazione agreste quindi, col tipico gruppi di teenager americani e campeggiatori vari diversamente idioti, sbevazzoni e strafumati, perennemente arrapati, pronti a ficcarsi nei guai ed a venire eliminati uno alla volta dal bruto mascherato. Che, diciamocelo, visto quanto sono coglioni, finti ed antipatici i protagonisti, riscuote decisamente le simpatie del pubblico che finisce per tifare per lui, nel suo genuino ed onesto odio manifestato per chiunque invada il suo territorio.
Il film, fatto salvo l'antefatto iniziale che è in pratica un remake della scena finale del primo film della serie, copre all'incirca il secondo e terzo (quando Jason indossa per la prima volta la maschera da hockey) capitolo della serie. Siamo quindi testimoni di una squenza di efferate uccisioni con svariate armi ed attrezzi, da parte di un Jason decisamente molto più svelto e cacciatore (a differenza che nelle classiche pellicole, dove era un'ottusa ma inarrestabile macchina di morte) che in passato, minaccioso ed organizzato come non mai. Il nostro infatti, oltre al classico machete (qui esageratamente lungo, davvero eccessivo) si serve di una serie di trappole per animali, di un arco da caccia, ed addirittura ha un rifugio sotterraneo dove tiene incatenata una sua vittima. Oltre ad avere dei riflettori tipo stadio che all'occorrenza illuminano l'intera area dove vive; la scoperta dell'elettricità. Il nuovo Jason Whoores è decisamente diverso e più malevolo e machiavellico del vecchio Jason, povero redneck deforme e ritardato che covava rabbia dietro ad una maschera per le persone cosiddette "normali". L'archetipo del disadattato arrabbiato.
La rivisitazione maligna del personaggio è l'unica vera novità della pellicola, che per il resto segue pedissequamente i canoni della serie, con i classici inseguimenti notturni nei dintorni di Camp Crystal Lake e baracche di legno sbragate dalla furia del maniaco mascherato. Nulla di nuovo, ma il film è discretamente girato e ci regala 97 minuti di onesto divertimento horror vecchia maniera.
Non manca il product placement nella pellicola, perloppiù legato alle debosciate abitudini festaiole delle vittime designate di Jason.
Ed è così che vediamo decine di lattine di birra
Budweiser, trangugiate dalla solita masnada festante di cazzoni cittadini più o meno ricchi in trasferta al lago. Gli stessi poi acquistano alla più vicina stazione di servizio dei profilattici
Trojan ENZ, e si dirigono calzando scarpe
Chuck Taylor Converse All Star (by Nike Inc.) e caricati i borsoni sportivi
Nike sul loro spazioso SUV
Chrysler (FIAT Group), verso il loro ignobile destino fatto di qualche sveltina in camporella, gli immancabili spinelli, passeggiatine notturne in solitaria, ricche bevute, e poi una morte assurda per mano del maniaco protagonista. Roba che verrebbero da citare le famose regole inviolabili enunciate in
Scream sul cosa non fare mai quando si è in un film horror.
Unico marchio "rassicurante" della pellicola, è il cartello della
Coca-Cola che troneggia nella stazione di servizio prima di Crystal Lake.
Beh, quel che importa è che alla fine Jason è tornato, e prima o poi, crisi permettendo, la sua brutta faccia deforme pietosamente celata dietro alla maschera da portiere di hockey tornerà ad infestare gli incubi degli incauti campeggiatori che si avvicinassero troppo al vecchio campeggio abbandonato di Crystal Lake. Lunga vita a Venerdì 13.