Curioso film “ultraindipendente”, come dichiara il regista Francesco Erba nella presentazione online del suo esordio visto in streaming al Trieste Science Fiction Festival 2020, questo Come in cielo così in terra. A Erba non manca intraprendenza, coraggio e soprattutto inventiva. È riuscito con i pochi mezzi a disposizione a far coesistere in un continuo rimando di presente e passato il mito di Frankenstein e degli alchimisti, l’inquisizione e il cinema di detection, “Il nome della rosa” e l’Eymerich di Evangelisti con il “Ragazzo selvaggio” di Truffaut, realismo e fantasy-horror…
Il film è un patchwork di stili (per il passato medioevale l’utilizzo di pupazzetti animati con il passo uno, per il presente il POV e le interviste, bianco e nero e colore, video e animazione) con incastri elaborati ed intelligenti dello svolgersi della trama che lascia lo spettatore incuriosito per tutta la durata del film.
Certo, i problemi della mancanza di mezzi si sentono (non nella parte animata di cui ci sembra evidente che Erba sia maestro) ma nell’utilizzo spinto del POV (ormai arma assodata di chi ha mancanza di denaro e di attori professionisti) che ormai se vogliamo dirla tutta ha stancato e rischia di scadere un tantino nel ridicolo quando la telecamera è messa in testa ad un cane… di pezza…
Speriamo che qualche produttore apprezzi l’inventiva di Erba che meriterebbe un’occasione con un budget “serio” per esplodere tutta la sua fantasia che sicuramente ha dimostrato di avere.
Nessun product placement, naturalmente, anche se l’obiettivo di una macchina fotografica è evidentemente Canon.