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CINEMA
2 Novembre 2010 - 08:57

NIGHTMARE FESTIVAL 2010

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RED, WHITE & BLUE
NIGHTMARE FESTIVAL 2010

Ravenna Nightmare Festival 2010

RED, WHITE & BLUE – Simon Rumley

 

Altro film interessante al Ravenna Festival 2010 è questo di Rumley, regista già presente a Ravenna nel 2007 con la sua opera precedente “The Living and the dead” che aveva rischiato di vincere la competizione.

Inglese ma da sempre attirato dagli Stati uniti, Rumley è riuscito a trovare i finanziamenti per questo film a Austin dove ha vissuto per un paio d’anni.

Ed è nella città texana che è ambientata la storia di Erica (la bella e brava Amanda Fuller) che vediamo aggirarsi per i locali tipo l’ HORSESHOE LOUNGE bevendo BIRRA LONE STAR in caccia di maschi di qualunque tipo (“vengo a letto con voi ma non mi innamoro e ci vengo una volta e basta”) anche più di uno alla volta, e lo stesso fa nei bagni di MC COY SUPERSTORE dove lavora come magazziniere. Perché tutto questo concedersi a chiunque? E’ quello che si chiede anche Nate (un Noah Taylor decisamente in parte), uno strano collega con un passato nell’esercito dove pare non abbia fatto propriamente lavoro di routine… Nate diventa praticamente l’angelo custode di Erica anche se lei, pur provando qualcosa per lui, non gliela vuol dare.

Il film segue anche le vicende della banda rock di Franki e dei suoi amici in procinto di essere lanciati verso la fama, tra una prova e l’altra (uno dei componenti ha sempre in testa un cappellino TEX TRUCKING), tra un litigio con la fidanzata e un incontro di sesso con…Erica.

Proprio l’incontro con Erica e una visita al JEANNETTE GEARD MEDICAL CENTER farà scatenare qualcosa nella vita di tutti i protagonisti.

Una catena di violenza, che parte dal passato, si srotola inarrestabile e anello dopo anello coinvolgerà Erica, Franki, gli amici di Franki e Nate. Senza speranza.

Tanto per dirne una, qualcuno andrà in giro per Austin con pezzi di cadavere nel baule della MAZDA e non è la cosa peggiore a cui assisteremo.

Il film è girato in maniera molto libera, Rumley cambia continuamente il modo di descrivere gli avvenimenti adottando stili diversi e di volta in volta sorprendenti. La cosa ha un pregio (che è quello di non rendere mai noioso il film neppure nella prima parte “descrittiva”) ma anche un difetto, che è quello di non rendere molto plausibile il passaggio alla seconda parte in cui comincia ad esplodere la violenza. In pratica manca quel crescendo di tensione che ad esempio era ben oliato in “Living and the dead”, anche se quando il meccanismo di “violenza attira altra violenza” è avviato, per gli spettatori è un bel pugno nello stomaco…

Stefano Barbacini

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