Purtroppo Nobuhiko Obayashi ci ha lasciato quest’anno e Labyrith of cinema presentato fuori concorso al Far East Film Festival Online Edition 2020 è a tutti gli effetti il suo testamento artistico. Non poteva essere meglio di così, un’opera di tre ore che riflette sul cinema, sulla storia del Giappone, sulle arti ed è anche una fortissima denuncia di tutte le guerre e della brutalità umana. Tutto ciò raccontato con la bizzarria e lo spirito folle tipico di Obayashi.
Un film per esplorare la letteratura cinematografica, così ci presenta il suo film il regista rendendoci partecipi fin da subito delle sue intenzioni. L’inizio su una bizzarra navetta spaziale tra pesci “digitali” ci introduce al viaggio nel tempo che seguirà, nel passato del cinema e del Giappone. Alcuni personaggi cinefili (tra cui anche un elemento della yakuza) si ritrovano al cinema ad ammirare ballerine che sembrano uscite da un musical hollywoodiano poi vengono insieme ad alcune di loro risucchiate nella finzione e nel film diventando protagonisti di episodi della storia giapponese (partendo dai samurai per arrivare alla seconda guerra mondiale e finire con la tragedia di Hiroshima) che Obayashi ricrea utilizzando i vari generi cinematografici dal cinema muto si passa al melodramma, al comico “grasso” (rumorose scorregge), all’animazione, al film di guerra, naturalmente, inserendo nel calderone frasi del poeta Chuya, il “Rimbaud giappnese”, un attore che inscena Ozu che disserta sulla vita, crudeltà sadiche, citazioni di musicisti e artisti, financo l’apparizione di Tarzan direttamente da… Hollywood. Metacinema, postmodernismo, arte pop, finzione vs. realtà e tanto tanto altro.
Difficile spiegare senza vederlo il miscuglio di colori sparati, bianco e nero, invenzioni visive, trovate bizzarre, canzoni, il tutto, come nel precedente altrettanto formidabile Hanagatami, senza uscire dallo studio e creando ogni cosa (paesaggi, scenografie, trucchi tecnici sull’immagine) con il computer e la macchina digitale dimostrando a 80 anni di essere aggiornatissimo sul futuro del cinema…
In mezzo a questa orgia colorata di allegria, bizzarria, comicità, anarchia, non mancano il monito per ricercare un mondo di pace e tanto, tanto dolore.
Product placement non presente se non una marca di un pianoforte, Bechstein.
Voto Barbacini 7,5