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CINEMA
2 Marzo 2025 - 21:08

DIARIO VISIVO (When nature strikes back! 1)

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Il risveglio del dinosauro; Il mostro della laguna nera; Assalto alla terra
DIARIO VISIVO (When nature strikes back! 1)

Non si scherza con madre natura. Con questo motto a Hollywood negli anni ’50 cominciò la produzione di film che guardavano alla paura del disastro atomico e alla violenza fatta dall’uomo sulla natura. Nacquero così le opere dedicate agli animali mutati e, grazie ad un articolo di John Gentile trovato su Scary Monsters Magazine n.29 (*) che ho preso di riferimento, ho cominciato a recuperarne vari seguendo la traccia dell’articolo. Con un esperimento atomico, nell’Artico, comincia, infatti, quello che è considerato il prototipo di questo genere di pellicole, Il risveglio del dinosauro (The beast from 20,000 fathoms,1953), film che sembra essere stato ispirazione anche per il Godzilla di quei giapponesi che con l’atomica avevano da poco dovuto tragicamente fare esperienza diretta. Proprio il fungo atomico scongela un dinosauro intrappolato nel ghiaccio “100 milioni di anni fa”. Uno degli scienziati della spedizione, Tom Nesbitt, riporta la notizia della presenza dell’enorme bestione che minaccia il mondo ma nessuno gli crede, finché il dinosauro non raggiunge i docks di New York e allora è… distruzione. Gli effetti speciali (stop motion, sovraimpressioni, modellini) del maestro Harryhausen (ancora alle prime armi) sono una meraviglia nella loro ingenuità e in effetti è difficile non pensare che Ishiro Honda non abbia preso spunto (e qualcosa di più) da questa piccola opera di Eugene Lourié. La sequenza migliore è quella finale quando il Rhedosauro assale un ottovolante. Verrà ucciso da un giovane Lee Van Cleef. Informazioni da John Gentile: “La bestia (un dinosauro di fantasia chiamato Rhedosauro) nuota verso il suo luogo di nascita, la buona vecchia Brooklyn, New York, facendo un pit stop a Manhattan per mangiarsi un poliziotto per pranzo! Gli effetti di Harryhausen erano stupefacenti per il periodo, miscelando fluidamente la bestia con vere immagini di New York. Al costo di soli 200.000 dollari, il film ne incassò più di 2 milioni”. Opinioni varie: “Tecnicamente, i risultati sono ancora artigianali, ma il film – che accosta con un certo estro il fantastico e il quotidiano – la dice lunga sulle inquietudini e le paure dell’epoca” (Mereghetti). “Tratto dal racconto The fog horn di Ray Bradbury e diretto da un apprezzato scenografo americano (1905-91) di origine russa (…) Lento e verboso nella 1a parte, ha i suoi momenti più vispi quando il bestione attacca il faro dove uno scienziato (C.Kellaway) s’immerge nel mare con una batisfera alla sua ricerca e quando, come King Kong, irrompe in Manhattan. Un must per i patiti della SF.” (Morandini) “Una pietra miliare che ha generò innumerevoli imitazioni” (Psychotronic Encyclopedia of film) (voto 6+). Pepsi Cola unica concessione al product placement.

Altro film che prevede l’apparizione di un essere creduto estinto e possibile anello di congiunzione tra pesci e umani (una tuta aderente indossata da un paio di stunt e la ormai icona fuori dal tempo, la maschera da pescione che fu ispirazione per innumerevoli “mostri” a venire, non ultimi Alien e Predator, perfezionata da un disegno di Milicent Patrick, disegnatrice e poi attrice texana di bell’aspetto e il cui vero nome suona “italiano”: Fulvia Di Rossi) è Il mostro della laguna nera (Creature from the black lagoon,1954). Qui le radiazioni atomiche non risvegliano l’essere primordiale ma è l’intervento diretto dell’uomo (alcuni scienziati esploratori tra cui Richard Carlson, protagonista anche di Destinazione terra il precedente film di fantascienza di Jack Arnold e la sexy Julie Adams che si presenta in shorts o costumi da bagno provocanti, per quei tempi) ad essere decisivo per la sua scoperta e la causa del suo attacco a difesa del suo habitat. “Questo mezzo umano/mezzo pesce si stava facendo gli affari suoi nel Rio delle Amazzoni quanto gli scienziati corrompono il suo dominio. Ma la natura avrà la sua vendetta!” scrive Gentile. Infatti il grosso mostrone acquatico, che vive in una laguna chiamata Black Lagoon e in cui nessuno si è addentrato o chi l’ha fatto non è tornato… viene drogato, fiocinato, ingabbiato con scopi diversi dai tre scienziati; chi lo fa per amore della scienza e della conoscenza, chi per difesa quando la situazione precipita e chi per… soldi (e fa una brutta fine naturalmente). La creatura comincia così ad attaccare e ad uccidere e… si innamora pure della bella Julie Adams (per cui già i due giovani esploratori si erano battuti), elemento scopertamente erotico del film. Vi è una sequenza diventata famosa, in cui mentre lei nuota nelle acque il pescione la segue a specchio nuotando sottacqua in un corteggiamento che è metafora di un atto sessuale. Proprio il rapimento della bella (come per King Kong) lo perderà. Originariamente girato in 3-D e diretto dal regista specializzato in b-movies di fantascienza degli anni ’50, ovvero Jack Arnold. Il mostro della laguna nera è diventato uno dei tanti “mostri” di fama della Universal ma, al contrario dei vari Frankenstein, Dracula e Uomo lupo, è stato inventato dagli autori della casa cinematografica stessa. Massacrato dai  commenti di Halliwell nella sua guida dei film (“horror poco convincente e privo di suspence uscito dal cassetto di fondo dell’immaginazione: fece, comunque, abbastanza denaro per generare due seguiti ancora peggiori”) che evidentemente non ne coglie né l’elemento “ecologico”, né l’elemento di sensualità che invece viene colto da Mereghetti nel suo dizionario: “L’originalità di Arnold fu di rappresentare il mostro in chiave quasi simpatica, e di accentuare i sottintesi sessuali (…). Bella fotografia subacquea” dandogli 2 ** e mezzo su 4. (voto 6,5)

Classicone affidato alla direzione di qualità di un attivissimo regista hollywoodiano che ha attraversato tre decenni (’40-’60) di lavoro assiduo, senza mai abbassare eccessivamente il livello della sua professionalità, Gordon Douglas. Parliamo del cultissimo Assalto alla terra (Them!,1954) in cui l’argomento di questa rubrica è chiaramente esplicitato nel monito finale: “con l’arrivo dell’era atomica l’uomo è entrato in un nuovo mondo e cosa lo aspetta in questo nuovo mondo nessuno può saperlo”. Cosa è successo. Il solito esperimento di “prova” dell’atomica nel 1945 avvenuto nel New Mexico mostra i suoi effetti nove anni dopo quando si scoprono morti misteriose dovute a grandi quantità di iniezione di acido formico. In pratica (e ci viene spiegato in una gustosa sequenza semidocumentaristica sulla vita delle formiche) questi piccoli esseri, le formiche appunto, sono diventate enormi, dai tre ai quattro metri, e hanno cominciato ad attaccare gli uomini per nutrirsi. Interviene il solito scienziato (in questo caso piuttosto ragionevole e pessimista) che ha con sé la figlia assistente (naturalmente bellissima, tailleur e tacchi alti, in modo da dare un elemento femminile solido che altrimenti non ci sarebbe stato) e informa tutti che se questi formiconi dovessero proliferare il genere umano nel giro di un anno sarebbe estinto. Assalto alla terra non è il solito B-movie sbrigativo (anche per la durata che è la canonica ora e mezza mentre la più parte dei film sottocosto supera di poco l’ora) in cui si mostra qualche omicidio da parte dei mostri, arriva lo scienziato, si scopre il punto debole delle creature e si fanno fuori. Il film è costruito come una detective story con tutti i crismi, con le indagini per scoprire dove le formiche hanno fatto il covo (come nei gialli si cerca il colpevole) rintracciando testimoni e vittime che si sono salvate ed è accurato nell’ambientazione e intrigante nell’uso degli elementi (l’ambientazione nel deserto con vento e polvere all’inizio, la ricerca del covo tra i tunnel della fognatura nel finale) e attenzione alla “drammatizzazione”. “Un gioiellino del fantahorror anni ’50 che non solo spaventa (notevoli le scene nelle fogne), ma manda un messaggio di preoccupazione sui futuri sviluppi dell’era atomica.” (Morandini, tre * su 5). “Questo classico film di fantascienza fu il capostipite dei film con insetti giganti (…) Il film è grandioso”. (Psychotronic Enciclopedia) (voto 7)

Stefano Barbacini

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