Come in Viens je t’emmene, ancora Clermond-Ferrant fa da sfondo ad una splendida commedia (evidentemente luoghi un pochino squallidi come la città viene dipinta da entrambi i film sollecitano la voglia di risate) dalla Francia. Nel caso di Pequena flor ,Fuori concorso al Torino Film Festival 2022, in realtà siamo di fronte ad una coproduzione franco-argentina con le redini del tutto in mano al regista di Buenos Aires Santiago Mitre.
L’inizio è folgorante, il rapporto di coppia tra la partoriente Vimala Pons e il disegnatore di fumetti appena licenziato Daniel Hendler si capovolge con lei che trova da lavorare e lui costretto a casa con la neonata, ma non è tanto questo che risalta quanto le schermaglie tra i due che ricordano un po’ il Lubitsch touch e un po’ l’irriverenza di Wilder. Poi una svolta che sicuramente piacerà ad Almodovar ci porta all’omicidio da parte di Hendler del vicino di casa Melvil Poupaud esperto di jazz, vino, cucina… di tutto. Saccente ed insopportabile porta Hendler all’atto che tutti gli spettatori avrebbero voluto fargli fare, piantargli una zappa in gola. Però il giorno dopo il nostro torna vivo e vegeto alla sua casa. E’ così che comincia un routinario e surreale gioco per cui ogni giovedì Hendler va a casa di Poupaud ne ascolta i consigli e le precisazioni fino a quando non viene messo sul giradischi lo LP con il brano Pequena Flor di Sidney Bechet, momento in cui regolarmente Hendler uccide Poupaud nei modi più vari. Quando questo succede rientrando a casa il nostro trova la moglie felice e pronta ad una serata di divertimento e sesso. Il giorno dopo, altrettanto regolarmente, Poupaud (che è anche voce narrante del film…) resuscita. Finchè non entra in scena l’onnipresente Sergi Lopez (si contende la posizione nel cinema francese con Amalric…) nei panni di uno psicoterapeuta (un po’ mago, un po’ santone) a mettere in crisi la coppia…
Un film estremamente divertente, recitato in maniera splendida dai due protagonisti ma anche dal duo Lopez-Poupaud, con mia predilezione per la favolosa Vimala Pons (come il suo personaggio lo fa con il cantante Vilard io grido: je t’aime Vimala!); ma soprattutto un film catartico per tutti coloro che non sopportano più la saccenza, l’arroganza, i falsi predicatori, i cospirazionisti della domenica e vorrebbero zittirli una volta per tutte…
E’ anche controcorrente l’assunto sposato dal film per cui la routine e l’abitudine portano alla felicità perché significano sicurezza e stabilità, ovvero una tesi originale e a pensarci bene non del tutto infondata… anche se in questo caso la routine è ben bizzarra…
Praticamente nullo il product placement, solo una tuta Adidas indossata dal protagonista.