Si apre con Yasujiro Ozu uno dei film più poetici (al momento, siamo solo al 4° giorno) del Far East Film Festival di Udine il film Lucky Chan-Sil, storia di una produttrice cinematografica che a causa della morte per infarto dell'unico regista per il quale abbia mai lavorato si ritrova improvvisamente disoccupata ed è costretta ad andare a fare le pulizie presso una sua amica aspirante attrice che sta imparando il francese. Conosce così il professore che tiene anche seminari su produzione di cortometraggi per adulti e riscopre l'amore, cosa che aveva abbandonato per via della sua professione.
Un omaggio al cinema che si può analizzare da varie angolazioni: dal lavoro della protagonista che viene ignorato, deriso, snobbato da tutti: "Tu hai fatto sempre e solo la produttrice dei film del regista Ji, è suo lo stile e il lavoro: tu non contavi un cazzo", al punto che anche lei risponde che non sa più cosa faceva. Dal metacinema si parte da una possibile cena di produzione (o di fine riprese) e si finisce in un cinema ad applaudire il film. In mezzo aspiranti attori e attrici, scrittura di una sceneggiatura, discorsi sul cinema, citazioni da Rohmer, Wenders, Kusturica, il fantasma di Leslie Cheung che vaga per casa a dare consigli e la contrapposizione nei discorsi fra il professore di francese che ama Christopher Nolan e lei che ama Ozu, due registi distanti sotto molti punti di vista.
Lei gli fa un'analisi sulla sua poetica al bancone di un bar che sembra uscito proprio da uno dei suoi film, con tanto di product placement alcolico di cui i film del regista giapponese erano pieni, in questo caso Cass beer.
Ma abbiamo aperto dicendo che il film si apriva in perfetto stile Ozu, infatti la cinepresa ad altezza tavolo inquadra il gruppo e le decine di bottiglie di birra Fitz sul tavolo. Nella scena successiva Chan-Sil è nell'ufficio della direttrice. Per terra in bella vista c'è un cartone di Fitz. Product placement alla Ozu preciso.
Voto Corti 7
Voto Barbacini 7