Quando leggo un libro vado subito a vedere se ne è stato tratto un film. E faccio una cosa che solitamente non mi interessa, ovvero guardo subito il o i film cercando di ritrovare le emozioni del libro. Partendo dal fatto che non sono interessato a paragonare le due forme d’arte che trovo del tutto differenti, penso che chi adatta un libro per lo schermo può fare due cose, o essergli fedele e riprodurre visivamente le vicende del romanzo e il film è riuscito se riesce con le immagini a riprodurne anche le emozioni; o altrimenti può solamente prendere il libro e stravolgerlo facendone una cosa “altra” che può riuscire o meno secondo le capacità del regista. Del libro più erotico e spinto scritto da Georges Simenon, ovvero En cas de malheur, ho recuperato la versione del 1958 (in italiano La ragazza del peccato) e quella del 1998 (in italiano La cliente). Il film di Claude Autant-Lara segue la trama di Simenon senza grandi deviazioni e ha nella scelta degli attori il suo punto di forza. Gli attori corrispondono perfettamente ai personaggi dello scrittore, Jean Gabin è un perfetto Maitre André Gobillot, un avvocato ormai avanti con gli anni che si autodefinisce bruttino e, dopo aver salvato dalla galera la giovanissima Yvette che ha rapinato un gioielliere, se ne innamora in maniera totale mettendo a rischio carriera e matrimonio. Edwige Feuillere è proprio la Viviane del romanzo, ovvero la moglie distinta e capace di assecondare il marito nel suo smarrimento sicura di aver sotto controllo la situazione, almeno all’inizio. Madeleine Barbulée pure rende perfettamente la figura della segretaria Bordenave, bruttina e ormai sfiorita, segretamente innamorata di Gobillot e gelosa di Yvette. Franco Interlenghi è il ragazzo di origini italiani Mazetti pure lui perdutamente innamorato di Yvette e che non può sopportare la sua doppia vita con il “vecchio” avvocato che la mantiene fino ad estreme conseguenze. Cito per ultima Brigitte Bardot perché lei è qualcosa di più dell’Yvette del romanzo (una prostituta e ladra che passa di uomo in uomo), è qualcosa di non classificabile, una bomba sessuale e disinibita che ha la stessa curiosità della vita e appetiti sessuali inarrestabili della Yvette su carta, ma è anche un corpo e un volto unici, un misto di ingenuità, malizia e perversione con cui non sai mai come comportarti. Non sai mai se il suo amore è vero, neppure quello che vuole o che farà. Una donna libera e imprevedibile, destinata a far soffrire chi la vuole solo per sé. Di suo Autant-Lara ci mette alcune buone scelte di movimenti di macchina, una ricostruzione d’ambiente che mette in chiaro contrasto il quartiere povero dove vive Mazetti con la fabbrica che sbuffa nero fumo, l’appartamento umido e fatiscente di lui e gli hotel per fedifraghi, sporchi e deprimenti con il lusso della borghesia dove vivono Gobillot con Viviane che diventa anche il luogo dove vivrà Yvette una volta che è stata presa sotto le ali del ricco avvocato. Questa opposizione di classe è decisamente più marcata nel film che non nel romanzo. Si fa fatica ad accettare le accuse di cinema de papa dei Giovani Turchi dei Cahiers a proposito del regista vedendo questo film, l’unica cosa che si può dire che è la Bardot con la sua presenza e la sua recitazione a squarciare la patina di classicismo, aprendo un buco tra il “vecchio” cinema francese e quello nuovo. “Autant-Lara non è mai stato così premuroso nei riguardi di un personaggio. Non è mai stato così puro nella scelta delle inquadrature e nel montaggio. Ispirato dalla Bardot (magnifica, è certo il suo ruolo più adatto), forse anche dal rapporto delle età diverse tra i protagonisti (dopotutto l’identificazione non è un crimine), ci consegna il suo master-piece” scrive Paul Vecchiali nella sua Encinéclopédie. Morandini, a cui non è piaciuto Interlenghi, scrive del film: “un solido e greve dramma naturalistico di taglio antiborghese che, contro ogni ipocrisia, propugna la ricerca della vera identità nel fuoco della passione”. (Voto 7). Byrrh è per il cinema francese classico quello che J&B è stato per il cinema di genere italiano degli anni Settanta, il product placement praticamente fisso nelle produzioni. Infatti anche in La ragazza del peccato è presente insieme a Total, Martini, Hotel Trianon, la Vespa guidata da Mazetti, naturalmente, e Hermes.
Tutt’altra storia quella del film girato quarant’anni dopo da Pierre Jolivet, La cliente in cui due dei tre protagonisti sono interpretati in mismatch. Il palestrato Gerard Lanvin non ha niente a che fare con il Gobillot di Simenon, e Carole Bouquet, che ha il fisique du role di Viviane, è caratterialmente del tutto diversa a quella del romanzo, gelosissima fin dall’inizio e pronta a mettersi in mezzo, non ha nulla a che fare con ciò che aveva in mente l’autore. La bellissima e spigliata Virginie Ledoyen ha invece la faccia giusta “allo stesso tempo giovane e vecchia” come scrive Simenon, ma purtroppo per lei non ha la verve impudica della Bardot. Ma non è questo il problema del film. Cambiare i personaggi, fare aggiustamenti anche pesanti alla trama ci sta, se si ha un’idea del film che si ha in testa per migliorare o comunque personalizzare il testo che si va a filmare, cosa che Jolivet non sembra avere. Non che il film sia pessimo, alcuni passaggi sono accattivanti, Ledoyen e Bouquet splendenti ma il tutto scivola via senza incidere. Mentre guardando le immagini di Autant-Lara e le interpretazioni di Bardot e Gabin ci si sente attratti e turbati, se ne prova l’intensità, scorrendo il film di Jolivet ciò non avviene. Inoltre, nonostante l’opera di Autant-Lara sia del 1957 mantiene decisamente con più coraggio la tensione erotica del libro, non tanto per il nudo inaspettato a metà film della Bardot, ma per non aver censurato la sua disposizione a cedersi all’avvocato alzando la veste e offrendosi a lui al primo incontro; per aver mantenuto, in una scena bellissima tutta sottintesi ma senza possibilità di fraintendimenti, il rapporto a tre con la cameriera di Yvette; per aver reso incandescenti le labbra di BB pronte a bruciare quelle di Gabin come quelle di Interlenghi. Invece il più moderno film di Jolivet sembra la versione italiana de La ragazza del peccato in cui tutto ciò che è “immorale” per l’opinione pubblica viene tagliato via, restano si le smanie sessuali e i nudi della Ledoyen, ma tutto ha un che di sexy mainstream senza derive fuori dagli schemi. (voto 5,5) Superette, Beretta, sigarette Les Brunes, Honda, Porsche, Konica, Citroen, JVC.