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CINEMA
1 Gennaio 2025 - 21:08

DIARIO VISIVO (Ultimi film visti in streaming)

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Il colore viola; Eddie & Sunny; Fast & feel love; 24 ore con Gaspar; The pig, the snake and the pigeon
DIARIO VISIVO (Ultimi film visti in streaming)

Su Netflix (senza sottotitoli in italiano ma in francese o in inglese sì) si può vedere un ottimo film taiwanese del regista Wong Ching-Po (regista di Hong Kong, in precedenza autore di Once upon a time in Shanghai, film di kung fu non male e del poliziesco Revenge: a love story di cui si parla bene e che cercherò di recuperare), il cui titolo internazionale è The pig, the snake and the pigeon (2023). Il film ha un inizio dinamico presentandoci il protagonista, un giovane criminale che si è appena affacciato sulla scena delle bande malavitose distinguendosi come lupo solitario pericolosissimo, Chen Kui-lin, inseguito dalla sua nemesi, il poliziotto Chen Hui. Inseguimento lungo, intenso e violento che finisce con il parziale accecamento del poliziotto e la fuga di Kui-lin che è costretto però a nascondersi. Passano quattro anni e il nostro scopre di avere pochi mesi di vita a causa di un cancro ai polmoni. Allora decide di riaffacciarsi sulla scena “perché la morte non mi fa paura, ma non posso sopportare che non ci si ricordi di me”. Quando apprende di essere “solo” il terzo criminale più ricercato di Taiwan, decide di scoprire i due assassini che lo precedono in importanza (ovvero hanno la taglia più alta) per ucciderli e diventare così il più pericoloso e famoso. Finirà per trovarsi a scoprire dove si cela il primo (in un salone di bellezza che usa da copertura e in cui convive con una ragazza che usa da schiava sessuale) e dove si trova ormai defunto il secondo (in una comunità in cui un santone ha creato una vera e propria setta). Quando sembra che abbia trovato la pace interiore e voglia cominciare a redimersi le cose cominceranno a rivelarsi complicate e degne di un… intervento radicale. Il film è tostissimo, seppur partendo da un presupposto deboluccio, per altro già utilizzato in altri film, primo fra tutti il capolavoro di Suzuki, La farfalla sul mirino, e nonostante spesso faccia affidamento sulla sospensione della credibilità da parte dello spettatore, riesce a raggiungere una certa complessità nella pessimistica illustrazione dell’improbabilità della redenzione e del connubio nell’essere umano di male e bene. Ben diretto da Wong con energia e buona resa visiva, si avvale di ottimi attori come Ethan Juan, il protagonista, e come la deliziosa Gingle Wang. Apprezzato anche da San Helving nella sua rubrica Notules Vod Lunaires su Mad Movies: “il film di Wong Ching-Po dà una visione del suo personaggio tanto tenera quanto impietrita dalle sue reazioni estreme. Ricolmo delle sue contraddizioni, Chen Kui-lin confonde pulsioni di vita e di morte scatenando un putiferio, a volte toccante, spesso agghiacciante, sempre affascinante” (voto 7+) Il product placement contempla il farmaco Livalo, Hyundae, il negozio Bardot e una gru Mitsubishi.

Su Netflix si possono trovare due film, uno indonesiano e uno thailandese, del tutto differenti tra loro, ma che ho guardato perché consigliati, il primo da Mad Movies, il secondo dall’esperto di cinema asiatico Pierre Hombrebueno su Nocturno. Di Yosep Anggi Noen, regista indonesiano al suo terzo lungometraggio, è 24 ore con Gaspar (2023) un film con protagonista un detective a cui restano solo 24 ore di vita per un problema al cuore. In queste ventiquattrore vuole chiudere i conti con un gioielliere malfattore che in passato ha venduto la propria figlia, ancora bambina. La bambina era la migliore amica del detective. Facendo leva sui rancori causati dal gioielliere, che è un figlio di… fatto e finito, ad alcuni personaggi a lui vicini che ha tradito finanziariamente o facendo sesso con la moglie, mette assieme una banda di disperati per fronteggiare quella ben più organizzata del bandito… Un film che parte in modo farraginoso, in cui si fa fatica a seguire le vicende, poi diventa fin troppo didascalico con i flashback sul passato del protagonista, ha qualche lampo ironico ma alla fine è nerissimo di sporcizia, fango, oscurità reale e d’animo. Cosa ne diceva San Helving sulle pagine di MadMovies? Ecco: “con il suo detective dal cuore debole intrappolato in un pantano allo stesso tempo personale e politico-mafioso, fa un tentativo intrigante di richiamare le atmosfere tipiche dei polizieschi sudcoreani. Il film si smarrisce in un tunnel centrale troppo lungo, rilancia l’attenzione grazie a numerosi lampi di bellezza nella sporcizia e grazie alla sua colonna sonora che mischia canzoni indonesiane e musica classica”. (voto 6) Citazione di Facebook, Mercedes e Seiko per il product placement.

L’impronunciabile (ma i nomi thailandesi sono così…) Nawapol Thamrongrattanarit è invece il regista di Fast & feel love (2022), film costruito attorno ad un campione di… cup stacking. Praticamente uno “sport” nato in America in cui un concorrente ha a disposizione dei bicchieri di plastica che deve impilare in un certo modo e poi riportarli in posizione iniziale (ovvero uno dentro l’altro) nel più breve tempo possibile. Il film è una commedia che tramite questo “mcguffin” rappresentato dalla bizzarra attività sportiva, parla di come un ragazzo riesca a rendersi indipendente e a maturare. Infatti per poter diventare il migliore al mondo il nostro chiede alla propria ragazza di isolarlo in modo che si possa allenare. Allora lei si sobbarca tutte le attività necessarie alla vita di tutti e due (pratiche, burocratiche, casalinghe) vivendo praticamente perché lui possa battere il record del mondo ed ottenere soldi e gloria. Quando però il desiderio di avere un figlio da parte della ragazza non viene preso in considerazione dal “campione”, lei se ne va e lo lascia solo ad affrontare la vita reale. Nonostante lui cerchi di sostituirla con una paffuta e divertente domestica, con un autista e un insegnante d’inglese, la dura legge della burocrazia e delle bollette da pagare lo affossano… Il film è moderatamente divertente ma decisamente troppo lungo e diseguale. Il regista si diverte a inserire citazioni da film e fumetti e a volte a far parlare il protagonista in macchina (ad esempio si scusa perché nel film si vedono poche esibizioni di cup stacking e invece si scende nel sentimentale) e almeno ci evita uno zuccheroso finale sentimentale (pur costruendone i presupposti). Più benevolo il giudizio del citato Hombrebueno su Nocturno. Innanzitutto sottolinea che “bisogna essere veramente dei pazzi per pensare di trarci un film (sul cup stacking ndr)” e qui non posso che essere d’accordo; poi sottolinea: “Una commedia sportiva? Sì, ma in realtà Fast & feel love si focalizza più sulle difficoltà del diventare adulti e del separarsi dalle persone che ami, e lo fa con un tale brio e un totale controllo dei tempi comici da non risultare mai pesante”… su questo lo sono meno, d’accordo. (voto 5,5) Ancora Seiko tra le marche insieme a Hitachi, in bella vista in un negozio, citazione per Twitter e divinazione della Play Station 5. Scena finale con una Toyota e un Honda che partono insieme…

Un road movie con ambizioni di ballata noir che non riesce mai ad essere credibile (il plot ha buchi notevoli) e l’interessante idea di mettere in scena due senzatetto (tre con li figlio) diventati tali dopo esser stati normali lavoratori con una casa e una vita (quindi si poteva approfittare di questo per imbastire una storia problematica sull’incubo americano di chi resta senza soldi) viene clamorosamente sprecata tra sparatorie con trafficanti di droga (senza mai riuscire ad essere un thriller degno), fuga e sotterfugi per sopravvivere e sentimentalismo dei poveracci (che assomiglia tanto alla compassione pelosa). Poco credibile anche il “gioioso” finale. Il film si trova su Prime, è intitolato Eddie & Sunny (2024) ed è un tentativo fallito di quello “Sundance spirit” autoriale giovanile che piace tanto alla scena alternativa americana. (voto 5+). Volvo e distributore Reptor il product placement.

Il romanzo di Alice Walker Il colore viola, Premio Pulitzer 1983, è stato adattato mirabilmente per lo schermo due anni dopo da uno Spielberg in gran forma che, per una volta, ha cambiato obbiettivo: non più il pubblico giovane e quello nerd ma mirando a quello degli amanti del melodramma. Lo fece talmente bene ed ebbe tale successo perpetrato nel tempo che venti anni dopo, nel 2005, Oprah Winfrey (interprete del ruolo di Sofia, mentre Celie, la protagonista, era Whoopi Goldberg) produsse un musical basato sul film di Spielberg. Grande successo a Broadway finché i due, Whoopi and Steven, due degli artisti più influenti del mondo dello spettacolo americano, decidono di unire gli sforzi per produrre nel 2023 la versione cinematografica del musical Il colore viola. Un musical all black, diretto da Blitz Bazawule (regista ghanese approdato a Hollywood) che ripropone la storia delle figlie di Alfonso, padre incestuoso e violento che vende i nascituri della maggiore dopo che l’ha messa incinta e fatta partorire, Celie e Nettie. La prima viene in pratica costretta a sposare “Mister” un coltivatore della zona, altrettanto violento e alcolizzato, mentre la seconda è costretta alla fuga per non fare la stessa fine della sorella. Celie, da sempre sottomessa e “resiliente” ai soprusi, incontra donne che lottano per la loro emancipazione come Sofia e Shug Avery e tramite loro raggiungerà alla fine una propria indipendenza. Patriarcato, razzismo e umiliazioni subite dalle donne della prima metà del secolo XX raccontati con belle musiche (soul, blues, jazz) e balletti ripresi con buoni virtuosismi di regia. Spettacolo godibile e strappalacrime che cede un tantino all’esagerazione patinata in alcuni passaggi, ma con ottima scelta delle interpreti (vi è anche un cameo di Whoopi Goldberg nei panni di una levatrice). (voto 6,5) Spicca il product placement della Coca Cola, buona per tutte le stagioni.

Stefano Barbacini

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