Durante il poliedrico festival svizzero LUFF (Losanna underground film festival) possiamo trovare un po' di tutto quello che riguarda il mondo underground, filmati documentari, cortometraggi sperimentali, videoarte, film in concorso ma anche concerti musicali fino a tarda notte e last but not least videoinstallazioni e proiezioni di performance dentro ad un... intimo container riadattato.
Proprio di una di queste ultime vogliamo parlare perchè ci permette di reincontrare la cantante di culto americana nata da genitori greci Diamanda Galas. Artista, performer e cantante che fa della sua penetrante e acuta voce uno strumento dirompente e praticamente unico. I suoi vocalizzi che si trasformano in grida al limite della sopportazione tramandano il dolore dei cori delle tragedie greche. Se volete un'esperienza musicale estrema procuratevi uno dei suoi concerti o uno dei suoi dischi (ma non aspettatevi melodie rassicuranti...).
La nostra agisce anche in campo videoartistico e performativo. Schrei 27 parte proprio da una sua performance il cui obiettivo era di indagare la follia e il desiderio di suicidio che si raggiunge in stato di prigionia prolungata e tortura. Un atto d'accusa di per se' potente e difficile da sopportare. Nelle mani del videoartista italiano Davide Pepe diventa un'opera di una violenza psicologica notevole in cui i dettagli esteriori ed interiori del corpo della cantante vengono distorti nelle immagini sgranate in bianco e nero del regista che grazie alla tecnologia fa a brandelli la figura umana come la conosciamo, il tutto accompagnato dalle grida acute della Galas diventando qualcosa di perturbante per lo spettatore. 27 minuti intensi, atrocemente memorabili.
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