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ARTE
21 Ottobre 2016 - 12:33

DIARIO VISIVO (Dal libro...)

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La sirena rossa (Maurice Dantec, FRA, 1992)
DIARIO VISIVO (Dal libro...)

La morte di Maurice Dantec in luglio mi aveva portato ad acquistare i suoi tre libri più celebri usciti in Italia per Hobby & Work, La sirena rossa, Le radici del male ed infine Babylon Babies.

L’interesse per lo scrittore nasce anche dal fatto che, leggendo la sua biografia, i suoi interessi giovanili si avvicinavano anche ai miei. Fondatore di una punk rock band francese, amante di Celine e di Genet ma anche di Burroughs e Dick, scrittore amato dal cinema (da Babylon Babies è stato tratto il Babylon A.D. di Kassovitz) e autore controcorrente, antipatico ai salotti bene della letteratura. Autore di noir, cyberpunk, fantascienza con un occhio alla letteratura alta ed uno a quella di genere con spirito rock’n’roll.

Negli ultimi anni alcune sue sparate contro l’islamismo e pro-Bush lo hanno reso reietto in patria e Dantec si è rifugiato in Canada dove quest’anno è deceduto.

Detto questo ho appena letto il suo primo libro, La sirena rossa, conclamato dal pubblico e premiato dalla critica: “Il suo primo romanzo, “La sirena rossa”, pubblicato nel 1992, scuote le lettere francesi. Dantec, occhiali scuri, vestito di nero, diventa un autore di culto, il fenomeno della nuova generazione letteraria.” (Giulio Meotti nel suo necrologio su Il Foglio del 4 luglio 2016). In realtà viste le premesse la sua lettura si è rivelata per me una mezza delusione.

Si tratta di un thriller sicuramente ben scritto che si avvicina più alla letteratura popolare americana degli autori di best seller del genere che non al noir francese (il romanzo è apparso nella mitica collana “série noir”) nonostante l’ambientazione prettamente europea (si parte da Amsterdam per arrivare in Portogallo). Road movie in cui una ragazzina, Alice, scopre che la madre, Eva Kristensen, è una crudele assassina a capo di un’organizzazione che produce snuff movies e va a denunciarla ad una affascinate e intelligente detective della polizia olandese, Anita. La madre però riesce a nascondere tutte le prove e vuole riprendersi la bambina che scappa e si nasconde nell’auto di Hugo Cornelius Toorop, un personaggio “al limite”, appartenente ai “Liberty Bell” organizzazione di combattenti per la pace che opera al momento nella guerra dell’ex-jugoslavia pro-Bosnia (si occupa di approvvigionamento di armi ad esempio). E’ così che inizia un road movie che dall’Olanda porterà via Francia e Spagna fino al Portogallo dove dovrebbe essersi nascosto il padre della piccola Alice, divorziato e allontanato dalla moglie. I due saranno inseguiti sia dagli scagnozzi della signora Kristensen, tutti mercenari ex poliziotti e prezzolate carogne, e dalla detective che vuole ritrovare la bambina e il padre. Tra scontri a fuoco cruenti e un finale spettacolare in mezzo ad un mare in bufera l’eroe (anche degli altri romanzi di Dantec) Toorop dovrà riuscire a salvare la vita ad Alice e al padre ritrovato (e a se stesso), aiutato da Anita, nel frattempo ricongiuntasi con loro, della quale il nostro si innamora.

Thriller serrato ma piuttosto tradizionale se non fosse per la personalità del protagonista Toorop che rispecchia le idee di Dantec (che lo porteranno poi negli anni ad una loro esasperazione fino a prese di posizione estreme, come detto, venendo additato dal mondo culturale francese come fascista): “-Cristo santo, ma cos’è lei, una specie di anarchico? –Una specie in via d’estinzione, non si preoccupi. Anche se tenteremo di ingaggiare un’ultima battaglia, prima della fine del secolo…” Un eroe alla Charles Bronson o alla Callaghan, di quelli che lottano dalla parte giusta, tutti d’un pezzo, ma che non avendo fiducia nella giustizia e nelle istituzioni decidono di farsi giustizia da soli “-Non credi che dovremo riconsiderare il problema? Dare fiducia ai meccanismi della giustizia legale? Uscire dalla clandestinità? – Non per i crimini contro l’umanità-aveva risposto Hugo- Siamo solo il braccio armato del destino”.

Leggendo queste righe non capisco neppure troppo la sorpresa per quella che, in Francia, è stata vista come una svolta verso il fascismo da parte di Dantec, molti anni dopo, penso che la sua esasperazione e il suo pessimismo verso un mondo in cui la violenza sembra inarrestabile ed al di là di ogni morale (“In tutto il mondo, da mesi, da anni, uomini e donne si dedicavano a pratiche abominevoli, poi collezionavano il ricordo delle loro abiezioni in qualche angolo della biblioteca. Altri si dilettavano in segreto, in attesa di gustarle sul serio… Sì, Eva Kristensen aveva raffinato una droga molto più pesante delle tante polveri bianche commercializzate dalla mafia. Una droga rossa e calda come la vita. Il sangue. La violenza. Il terrore. Il potere assoluto. La più implacabile delle droghe”) l’abbiano portato a fare certe dichiarazioni e a prendere certe posizioni.

“Uno scrittore ancora alle prime armi, il quale, un giorno, aveva deciso che la propria condizione umana non accettava che gli si togliesse ogni speranza, lasciando propagare il virus della purificazione etnica, in un continente che aveva già rischiato di essere distrutto proprio per quella causa… Questo non gli permetteva forse di vedere le cose sotto una luce diversa?”

(Tutti i virgolettati sono presi dall’edizione Hobby & Work de La sirena rossa con traduzione di Luigi Bernardi).

Infine la citazione di marche nel libro che è fluviale, product placement o no, praticamente un decimo delle 500 pagine riporta una brand o più di una.

“Trovò il dittafono dentro il comodino, e anche la confezione di DURACELL (…)” è la prima ma poi seguono citazioni di innumerevoli auto (la VOLVO di Toorop dove si nasconde Alice e poi MERCEDES, CHRYSLER VOYAGER, BMW, FIAT, OPEL CORSA e VECTRA, SEAT, MITSUBISHI, FORD, PEUGEOT 504, 405 e MI16, NISSAN, TOYOTA 4X4, DATSUN, LAND CRUISER). Altra serie di marche e tipologie citate riguarda le armi (RUGER, BERETTA, carabina AR18, UZI, KALASHNIKOV, MANHURIN 357, mitragliatrice STEYR-AUG, TOKAREV)

La COCA COLA è la bevanda preferita di Alice che ama anche il BIG MAC e indossa scarpe REEBOK, Hugo preferisce birra (TUBORG) e whisky (JAMESON) o acqua (EVIAN) e fuma CAMEL.  Quando Hugo mette lenti a contatto per camuffare il colore degli occhi ad Alice viene specificato che sono MINOLTA.

La predilezione di Eva Kristensen nel vestire firmato viene più volte sottolineata (“Eva girava intorno a lui come un predatore vestito da CARTIER e BUCHERON” e “Sua madre non terminò la frase e le sorrise, risistemandosi gli occhiali CARTIER.”)

Nella sequenza che porterà alla sparatoria che si tiene all’interno di un Centro Commerciale vengono citati il cinema CANNON TUSCHINSKY, HERMES, GUCCI, BENETTON

Poi in ordine sparso: valigetta per attrezzi FACOM, stazione di servizio ESSO, pillole di DESOXYNA, WINDOWS, MICROSOFT, ZIPPO, nastro adesivo CHATTERTON, bloccasterzo NEIMAN, HERTZ

Stefano Barbacini

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