TUTTO SU MIA MADRE – Regia di Leo Muscato
Versione teatrale di Samuel Adamson del film di Pedro Almodovar
L’opera di Almodovar vincitrice dell’ Oscar al miglior film straniero nel 2000, viene trasposta in versione teatrale per volontà di Kevin Spacey che ne produce l’adattamento del testo da parte di Samuel Adamson (autore teatrale australiano che lavora da un paio di decenni a Londra) e la sua rappresentazione, di successo, all’ Old Vic Theatre nel 2007.
Elisabetta Pozzi innamorata del film e vogliosa di recitare la parte di Manuela, la protagonista, si prodiga per portare sui palcoscenici italiani il testo. Con la regia di Leo Muscato l’operazione si concretizza quest’anno ed attualmente lo spettacolo è in tournée italiana.
Ritroviamo quindi le vicende di Manuela (la madre abbandonata dal marito “con le tette” che vede il proprio figlio morirle sotto gli occhi), di Huma Rojo (la grande diva di teatro innamorata persa della giovane tossicomane Nina), della suora (incinta…) Rosa e di Agrado (travestito “prostituta” dall’animo romantico), ossia del mondo femminile drammatico, patetico, vitale ed ironico come ci viene presentato da Almodovar.
La versione teatrale tenta di mettere in evidenza il lato metateatrale inserendo momenti della rappresentazione del testo nel testo (da Tennessee Williams) “Un tram chiamato desiderio” e fa anche un timido tentativo di multimedialità utilizzando il video, soluzione solo brevemente adottata all’inizio ma presto abbandonata. Per il resto la miscela di melodramma e comedy inventata da Almodovar è lasciata all’interpretazione dei bravi attori ottenendo ottimi risultati con la Agrado di Eva Robin’s (decisamente in parte e non è per fare facile ironia…), brillante e volgare allo stesso tempo, e con l’interpretazione che dà di Huma Rojo la bravissima Alvia Reale (notevole il finale quando recita un pezzo struggente tratto da “Nozze di sangue” di Lorca).
Lo spettacolo però manca decisamente di ritmo vuoi per la difficile gestione dell’impianto scenografico, vuoi per le figure del figlio Esteban a cui viene dato troppo spazio per la fragile interpretazione di Alberto Onofrietti, e ahimè, proprio della Manuela di Elisabetta Pozzi, professionale quanto basta nel cotè drammatico ma assai fuori ruolo per sostenere le parti comiche, e alla fine ci rendiamo conto (come succede di solito quando capiamo il reale valore delle cose solo perchè ne avvertiamo l’assenza) che quel che manca è proprio l’Almodovar-touch.
A favore del lavoro degli autori va però l’approccio non edulcorato nell’affrontare gli argomenti scomodi del testo del grande Pedro, come la droga, la morte, l’identità sessuale, affrontati senza falsi moralismi e con partecipazione sentita da parte degli interpreti tutti.
“Le suore dovrebbero vestire PRADA come il papa” esclama ad un certo punto Manuela, e “quello è un vestito di CHANEL” viene fatto notare ad Agrado. Riferimenti a firme di moda che già stavano nel testo cinematografico ci portano nel mondo DY’S, dove troviamo anche riferimenti al LEXOTAN e l’utilizzo del JACK DANIEL’S come calmanti per la povera, sclerata Rojo.