E' partita ieri sera su Raiuno, dopo un anno di attesa, la seconda stagione di Ho sposato uno sbirro, la fiction poliziesca/comica Lux Vide interpretata da Flavio Insinna, Christiane Filangeri e Antonio Catania. Cast confermato e stile confermato, cioè storie poliziesche e situazioni famigliari divertenti mixate insieme. Poco sangue e soluzioni non troppe complicate. Il ristorante chiuso proprio il giorno dell'alibi del regista, ad esempio, non lo avremmo mai perdonato a Gil Grissom,
Horatio Craine, Mac Taylor o Jethro Gibbs, al limite poteva passare per la signora Fletcher o a
Topolino, ma va bene così. Le situazioni sono abbastanza divertenti, i personaggi simpatici e l'indagine è volutamente lasciata in secondo piano. Certo non è il
Commissario Manara e a volte il livello si abbassa ma poi basta una battuta per riportare l'attenzione. Certo spiace anche da questa parte vedere come un prodotto che avrebbe potuto avere delle ottime potenzialità per il product placement ne sia invece particolarmente sprovvisto. L'episodio della Tata ad esempio si prestava benissimo a degli inserimenti creativi e, alcuni addirittura ci sono, ma assolutamente sprecati. Un vero peccato. Ma veniamo alla trama generale che inizia con la nascita (per fortuna visto le nonne) delle 2 gemelle di Diego e Stella e della voglia di lui di lasciarla a casa a fare la mamma e di lei di tornare al lavoro. Nel primo episodio un'attrice viene uccisa a Cinecittà e le indagini si spostano sul set che si trova nella via di New York di Gangs of New York (
uno dei set più sfruttati in assoluto) segnandovi così anche il ritorno di Catania (è stato usato anche per
Gli indesiderabili). A parte Cinecittà l'unica cosa che si nota bene è la Smart. Blu blocca il passaggio al commissario, rossa vicino al cadavere. Nel secondo si indaga sullo stupro di una ragazza all'università. Se si esclude Radio Taxi 3570 e Avis, niente da segnalare. Vedremo in futuro.