E' andato in onda, fra molte polemiche, il film per la tv in due parti La leggenda del bandito e del campione. Fra verità e leggenda la storia dell'amicizia fra il campione del ciclismo Costante Girardengho e il bandito Sante Pollastri, già narrata in un libro e in una famosa canzone di Francesco De Gregori. La storia ripercorre l'amicizia dall'infanzia, quando i due cominciarono a correre insieme in bicicletta, alla separazione forzata a causa dell'omicidio (per legittima difesa) dello stupratore della "fidanzata" comune e le vicende separate ma sempre unite dei due. Una "favola" sui buoni sentimenti che mi ha fatto profondamente rimpiangere il peccato e la vergogna. La c'era l'irrealtà dei personaggi portati all'estremo, che almeno ti facevano incazzare. Qua i personaggi non ci sono... tutti ridotti ai minimi termini, tutti fermi al primo gradino della piramide di Maslow. Sembra che si esprimono a concetti elementari fame, pappa, sonno, caldo, bene, male, vinto, perso. Strano non compaia anchel'apetta Giulia a dire la sua. Si innalza un po' Fiorello, l'unico che interpreta un personaggio simpatico, ma di poco, visto che la sceneggiatura non lo aiuta di certo. 200 minuti di pura noia. Niente da dire sul product placement: Giovanni Verde, La Stampa, La Gazzetta dello Sport per citarne alcuni ancora esistenti, Le Populaire, Il messaggero di Novi, Cocose per quelli spariti. Da dire invece sul fronte del location placement: finalmente un film girato in Piemonte che si svolge realmente in Piemonte (c'è però stato anche il trio Lescano) ed abbiamo però anche scoperto che in tutta la regione non esiste un angolo che possa assomigliare a Parigi visto che è stata completamente ricostruita disegnandola. Forse aspettavano veramente l'apetta Giulia.