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25 Febbraio 2010 - 19:20

Stanley Moccia

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Eyes Wide Sposare
Stanley Moccia

Dopo una serie di markettate di Raoul Bova in tutti i programmi Mediaset, dal Grande Fratello a Domenica 5 fino al Chiambretti night tralasciando inspiegabilmente le previsioni del tempo al fianco del Colonnello Giuliacci, è finalmente uscita in sala l'ultima fatica di Federico Moccia: Scusa ma ti voglio sposare.

Dopo due anni di estenuante attesa abbiamo la possibilità di scoprire se l'amore fra il ricco Alessandro Belli (Raoul Bova) e la povera Niki (Michela Quattrociocche) è realmente autentico o una semplice infatuazione giovanile, se finirà tutto in una bolla di sapone o se, come si spera, si coronerà in uno splendido e felice matrimonio, ma, soprattutto, la differenza d'età e di classe sociale non saranno degli impedimenti insormontabili? 

In pratica non ci dormivamo la notte. 

Il film comincia con la vacanza sul faro (e già si sente la mancanza di una Samara Morgan che se li trascini in un pozzo in uno splendido happy end/start) dove li avevamo lasciati alla fine dell'altro film. 

I due tornano a casa, vanno a vivere insieme in una mansarda da sogno e si trovano ad affrontare lui gli amici 40enni stressati dai problemi d'amore (visto che Muccino è tornato a combattere sul ring di San Valentino), lei le amiche 20enni casualmente stressate anche loro dai problemi d'amore.

Le cose sembrerebbero andare bene ma poi cominciano le difficoltà di cui sopra e qui ci fermiamo per Spoiler, non vogliamo certo rivelare un colpo di scena all'altezza de I soliti sospetti de Il sesto senso.o di The Devil's advocate.  

Avendo dovuto soffrire per voi per la bellezza di 106 minuti (anche se devo ammettere meno faticosi dei 95 di Amore 14, vedi http://www.dysnews.eu/showNew.aspx?quale=590) sono costretto anche a farvi un'analisi sul product placment.

Partiamo dal migliore le Converse All Star bianche su abito da sposa sul cartellone. Perfette. 10 e lode!

A questo punto finirei volentieri qui ma purtroppo altri si sono accorti del product placement e non posso non continuare.

"Se Moccia si limitasse ad essere il Muccino dei poveri il danno sarebbe ancora limitato: ma il problema è che i suoi quarantenni (e le sue ventenni, e i loro genitori di varie generazioni) sono tutti miliardari, tutti superficiali e sciocchi, frequentano discoteche anni '80 e improbabili lounge bar muovendosi nella finzione surreale di uno spottone pubblicitario, con tanto di fastidiosi product placement: del resto lo stesso regista definisce orgogliosamente il suo film «un ottimo prodotto»" (Paola Casella, Europa)

Quello che appare invece evidente è che, al di la delle inevitabili (temiamo) banalità e di qualche inutile artificio formale (e del solito, squallido, product placement di casa nostra), Scusa ma ti voglio sposare resta la migliore opera di Moccia. (Giampiero Francesca,  Close-up, http://www.close-up.it/spip.php?article5647 )

"Il carrello circolare a fasciare i gruppi di attori che si scambiano dialoghi, la cui utilità primaria appare con sempre maggiore insistenza quella di scovare il product placement lasciato in bella mostra sulla scena" (Sergio Sozzo, Sentieri Selvaggi, http://www.sentieriselvaggi.it/articolo.asp?sez0=2&sez1=248&art=35676)

"Anche i personaggi in apparenza “ribelli” come i genitori di lei o Guido, sono in realtà ben collocati nel “sistema”, con le loro belle automobili sempre lucide, le case in centro e gli aperitivi nei luoghi più chic di Roma, preda del consumismo folle (oltre che vittime cinematografiche del product placement più goffo e selvaggio degli ultimi anni)" (Marco Lucio Papaleo, Movie Eye, http://www.everyeye.it/cinema/articoli/scusa-ma-ti-voglio- )sposare_recensione_10980 )

Bene, detto questo parliamo anche noi del product placement dei due marchi (a nostro avviso) più sballati all'interno della pellicola:

Non si può ovviamente non partire da Telecom Italia che:

"Armosia si è occupata anche del product placement dei prodotti e servizi Telecom Italia all’interno del film, riuscendo in un lavoro di perfetta integrazione del brand  nella sceneggiatura: il protagonista Alex (Raul Bova) è un pubblicitario che lavora alla  campagna creativa di Impresa Semplice, il nuovo servizio di Telecom Italia dedicato alle piccole e medie imprese, mentre la protagonista Niki (Michela Quattrociocche) dialoga con gli amici con la chat di Alice messenger." (Creatività e Marketing, Pubblicità Italia, http://www.pubblicitaitalia.it/news/Creativita--Marketing/Promozione/armosia-insieme-ascusa-ma-ti-voglio-sposare--_16020537.aspx )

Partiamo dalla perfetta integrazione: Alice Messenger è il fattore scatenante della crisi con il suo amore (lei lo lascia aperto e lui legge tutto quello che aspiranti fidanzati e amiche stressate le scrivono) e questo ci può abbastanza stare, ma veniamo alla vera chicca Impresa semplice di Telecom Italia.

Lei è il vero fattore scatenante della crisi (a parte che Raoul Bova, grandissimo attore, non riesce a recitare la parola Telecom, risultando quasi sempre ridicolo nelle affermazioni tipo "Come faccio... dobbiamo finire la campagna Telecom") e per questo è abbastanza interessante l'integrazione all'interno della storia (anche se sfugge un po' il coinvolgimento emotivo ma questo ci può stare).

Quello che sfugge ad ogni comprensione è il film scelto.

Leggo da New Cinema http://www.newcinema.it/index.php/il-product-placement-nuova-forma-di-comunicazione/ (solo per citarne uno n.d.d.r.) che il secondo punto importante per la definizione di un'operazione di product placement è la corrispondenza target riferimento con target di riferimento brand.

A chi si rivolge Impresa semplice? Alle piccole e medie imprese e in ultima analisi agli imprenditori/dirigenti di quell'azienda. Target intorno ai 30-50 anni.

Bene io, sapendo di appartenere a quella categoria, mi sono recato diligentemente a vedere il mio spot al cinema. Mi sono seduto con i miei pop corn e la mia bibita (che non posso nominare per non fare pubblicità), e mi sono trovato in sala da solo circondato da decine di ragazzette urlanti che a malapena raggiungevano i 17 anni. Sembrava di stare nella Disneyland del pedofilo. A parte, quindi la preoccupazione di essere additato come tale preferendo la sala buia ai giardinetti, il mio dilemma era: ma quante di queste saranno imprenditrici? E quante avranno già intuito le potenzialità del prodotto? E di tutte queste, a quante di queste si potrà applicare le più svariate formule sul costo/contatto? Dopo essere giunto alla conclusione che potevo essere l'unico mi sono autoeliminato, non perchè lo spot non fosse carino ed efficace, ma perchè era stato inspiegabilmente circondato da un filmetto che non era proprio del mio target.

Assodato all'uscita che non si trattava ne di imprenditrici giovanili ne di alieni camuffati mi sono posto il terzo quesito: "Ma il tutto sarà stato Caratterizzato in funzione del target del brand" ma anche in questo caso la risposta è stata negativa. 

La rottura del rapporto a causa di Impresa semplice non credo sia una leva che abbia fatto preso sulle future manager.

Il secondo prodotto incriminato è Barilla (sia pasta che sugo) che appaiono in due delle varie cene (sembra quasi di stare ne Le charme discret de la bourgeoisie solo che li erano interrotte), due delle quali sono a base di pasta. Sfido chiunque a fare dei party così sponsorizzati con vasetti e pacchi dappertutto. Inguardabile!!!!

Ma almeno qui il target del sugo può anche starci. 

Ma non era la famiglia con i buoni sentimenti?

 Si ma poi coi sughi avevano allargato.

E poi possiamo far passare buono il terzo punto con la caratterizzazione rispetto al target supergiovanile sperando che alle ragazze uscite dal cinema venga voglia di un pasta party di mezzanotte.   

"Nella trama si fa largo il "Pasta party": serve per far pubblicità al sugo pronto." (Andrea Giorgi, FilmTV)

E per ora e tutto. Aspettiamo Genitori e Figli.

Per un analisi dettagliata, a breve, ovviamente rivolgersi a Dy's World

http://www.dysworld.com/aziende.php

 

 

JMN

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