SCREAM 2 – Wes Craven (1997)
Continuando con il suo “gioco” metanarrativo, Craven già nel primo capitolo di Scream ci preannunciava il sequel per bocca di Stuart, uno dei protagonisti: “ogni film horror deve avere un seguito”.
Con Scream 2 saliamo addirittura al “livello superiore” di citazionismo, arriviamo all’autoreferenzialità pura.
Una coppia di colore si reca in una multisala con l’intenzione di andarsi a vedere un film. Scartata la scelta proposta da lei (“sette dollari per vedere una schifezza con Sandra Bullock? Almeno fosse nuda...”) decidono per la visione dell’horror in programmazione dal titolo Stab. Entrati in sala vengono accolti dalle urla di fan entusiasti del killer di Woodsboro, tutti indossano la maschera che riproduce l’urlo di Munch.
Stab infatti non è altro che la riproposizione due anni dopo dei fatti degli omicidi del primo Scream con tanto di scene rigirate da attori differenti (ad esempio Heather Graham rifà la scena d’apertura che fu di Drew Barrymore)! Naturalmente in mezzo ai festanti spettatori vi è anche un emulo del vero killer che uccide proprio la nostra coppietta sventurata.
L’inizio con questo sovrapporsi di finzione e di riproduzione di finzione a scimmiottare una realtà inesistente è decisamente divertente ed accattivante (rinfresca l’esperimento Nightmare nuovo incubo). Pure divertente è che la bella Jada Pinkett, la lei della coppia di colore, all’inizio si scagli contro i film horror perché realizzati solo per un pubblico bianco, con attori bianchi e bianche collegiali pronte a farsi affettare le chiappe! Dopo pochi minuti sarà lei a finire affettata raggiungendo una bizzarra parità dei diritti: accoltellata dal killer come una… bianca!
Peccato che il divertimento finisca qui. Infatti il gioco di citazioni continua sia riguardo ad altri film che al primo capitolo stesso (e sconfina anche nella televisione se è vero, come è vero, che nel primo Scream tra le vittime vi era… Fonzie e in questo… Buffy!) e comincia ad essere ripetitivo e al fine tedioso.
Mettendo le mani avanti il buon Craven fa dire, durante una lezione di teoria cinematografica, ai suoi attori che i seguiti sono tutta robaccia. Uno studente però li difende dicendo che vi sono eccezioni come ad esempio Alien 2 (secondo lui era meglio del primo).
Solo una battuta divertente o vera paura di giustificare un pastrocchio messo insieme a soli fini… alimentari?
Avendo capito le potenzialità del personaggio interpretato da Courteney Cox nella prima “puntata”, Craven decide di farne la coprotagonista di questo secondo film assieme a Neve Campbell. Le due dovranno ricominciare a vivere l’incubo e cercare di restare in vita contro gli attacchi del killer oltretutto costrette a difendere i propri uomini in questo caso anello debole delle due coppie (ribaltando la norma che vuole le screaming women a subire principalmente le attenzioni degli omicidi).
Purtroppo stavolta Kevin Williamson si dawsonizza un po’ troppo inserendo nel film anche citazioni (maldestre) dalla commedia romantica e non limitandosi alle sue passioni orrorifiche. Mentre il romanticismo di coppia funziona parzialmente per la coppia Cox-David Arquette (giornalista scandalistica e sceriffo che già nel primo film avevano avuto occasione di iniziare la loro storia d’amore) con una straziante scena in cui l’attacco del killer pare mettere fine alla loro relazione con i due che, impotenti si cercano divisi da un vetro infrangibile ormai pieno di sangue, l’affaire tra la Campbell e quel bamboccio ipervitaminizzato di Jerry O’Connell (che rivedremo un po’ invecchiato e decisamente più a suo agio nel Piranha di Aja) culmina in una terribile scena da musical: inizia con una citazione di Tom Cruise da Top Gun e finisce con lo scemo a ballare sui tavoli gridando frasi d’amore. Insopportabilmente idiota come del resto tutto il finale del film che evidenzia come sia Williamson che Craven vi arrivino con il fiatone…
Palma d’oro per la scena più truculenta quella che vede uno degli attori trapassato da una sbarra di metallo.
Già nella scena introduttiva vediamo Jada Pinkett andare a prendersi una mastella di pop corn ed un bicchierone di PEPSI alla spina e capiamo che la bevanda è “IL” product placement del film. Infatti la vediamo poi girare in formato lattina per le mani dei collegiali. Evidentemente il successo di Scream ha scomodato una brand di nome che mancava invece nel primo episodio.
Non mancava invece, e si ripropone anche in Scream 2, DUNKIN DONUTS con le sue ciambelle tra le più consumate dagli americani.