Tre anni dopo gli omicidi delle modelle della moda portati in scena dai Vanzina, Achille Manzotti, produttore del primo film, passa la regia a Dario Piana, un regista pubblicitario per rendere il progetto ancora più glamour e patinato.

La storia si sposta dalle sfilate alle attrici di un videoclip ambientato in una sorta di futuro post atomico. La storia cominincia con un bunga bunga durante il quale una ragazza non accetta di darsi da fare nella Jacuzzi e scappa dalla festa ma, poco dopo viene trovata uccisa. Da qui parte l'indagine del commissario (François Marthouret), una sorta di attore, più che un poliziotto, che a sua volta si muove quasi a suo agio sui set e affini fumando (product placement) Marlboro e Merit a tutto spiano. 

Le modelle continuano a morire e, alla fine quando si trova il colpevole, allo spettatore non gliene può più fregare di meno, contento di essere arrivato alla fine di questo interminabile videoclip dei Frankie Goes to Hollywood, e di potersi gustare i titoli di coda praticamente infischiandosene dell'insostenibile/insopportabile spiegone fatto dall'assassino. Ammazzava? Fatti suoi!

Spariscono quasi tutti i caratteri del thriller italico, sparisce la polizia, sparisce la location placement della Milano da bere e, incredibilmente anche il product placement. Poco rispetto all'originale e soprattutto male. Il regista invece di salire al bunga bunga gioca al piano sotto con un gioco porno del Commodore 64 e giusto per collegarci al primo durante un inseguimento si passa da una vetrina di Burghi.

Si parla della bruttezza di Sotto il vestito niente l'ultima sfilata... un capolavoro rispetto a questo!