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27 Gennaio 2011 - 00:12

SPECIALE VALLANZASCA AL CINEMA

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LA BELVA COL MITRA
SPECIALE VALLANZASCA AL CINEMA

LA BELVA COL MITRA – Sergio Grieco (1977)

 

Nanni Vitali (Helmut Berger) evade dal carcere e si dà alla fuga con una MERCEDES insieme alla sua banda, tra cui spicca un Nello Pazzafini truce e manesco, dopo aver ucciso una guardia carceraria.

Poi si ferma ad un distributore IP dove riempie di botte il benzinaio e il figlio di lui e li rapina, ha uno scontro a fuoco con un auto della polizia e ruba un auto ad una coppia capitata per caso nei paraggi.

Continua a seminare violenza andando a rintracciare l’uomo che lo ha denunciato e quindi costretto alla galera uccidendolo e violentandone la moglie (Marisa Mell).

A questo punto entra in scena il commissario Giulio Santini (Richard Harrison) e il film diventa a tutti gli effetti un poliziottesco.

Ciò che differenzia però “La belva col mitra” dai coevi film di questo genere (mantenendone tutte le caratteristice, non per nulla Richard Harrison è agghindato in modo da sembrare un clone di Maurizio Merli) è lo sbilanciamento verso il delinquente del ruolo di protagonista e il rapporto vittima/carnefice tra Vitali e la donna stuprata.

Infatti la pellicola ha una decisa impennata quando Berger si avvicina alla Mell dopo averla violentata ed averne ucciso il marito fissandola con quei due occhi azzurro glaciale, incastonati in un volto terribilmente affascinante, fino ad incrociare quelli da gattona di giada (sottolineati dal trucco in lei sempre esagerato) della splendida Marisa terrorizzata ed attratta allo stesso tempo dal bestiale assassino, la scena diventa così un atipico duello di sapore western (anche perché girato in una cava deserta).

Inizia da qui un rapporto morboso di Vitali con la donna che diventa vittima, amante, collaboratrice e poi traditrice quando il bandito la vuole costringere ad aiutarlo a rapinare il di lei padre.

Infatti la fresca vedova si ribella alla tirannia del delinquente andando a spifferare tutto al commissario.

A questo punto Vitali, costretto in un primo momento ad andarsene, vorrà vendicarsi e cercherà in tutti i modi di  tornare per uccidere sia la donna che il poliziotto, arrivando a ferire lei e a rapire la sorella di lui.

Uscito nel ’77 con la regia di un trasversale dei generi come era Sergio Grieco, sfrutta il caso Vallanzasca – il bandito più ricercato d’Italia era appena fuggito dal carcere – per creare, partendo dalle note gesta del bel Renè, un cattivo sadico e violento ma anche affascinante che trascende le reali gesta dell’originale prendendone solo uno spunto per creare attenzione da parte del pubblico.

Come si sa il poliziottesco italiano nasceva in un periodo di violenza (a ripensarci non poi così peggiore da quella di oggi…) che vedeva raccontate sui giornali le gesta dello stesso Vallanzasca, della Banda della Magliana e ancora imorti di mafia e l’inizio della stagione del terrorismo, a cui il cinema rispondeva con il bisogno di figure poliziesche forti e rassicuranti. Le inquietudini venivano evidenziate in sceneggiatura dando vita a dialoghi come i seguenti:

- Cos’ha detto, che ha paura? Perché io no? Chi è che non ha paura di questi tempi?

- Le galere sono case di riposo ormai, te ne vai quando vuoi.

Tipico no?

Product Placement. Abbiamo già detto di MERCEDES e IP (in una vetrina del distributore fanno bella mostra lubrificanti ed altri prodotti della brand petrolifera), vi sono poi inquadrature su cartelloni pubblicitari per SAN PELLEGRINO BITTER, vi è il passaggio (casuale?) di un autobus con fiancata CAMPARI SODA durante un appostamento poliziesco ma, soprattutto e sicuramente non in modo casuale, un indugiare con la macchina da presa su di un manifesto in primo piano CRODINO, l’analcolico biondo, nella stazione da cui Berger prende il treno FS per tornare a compiere la propria vendetta.

Stefano Barbacini

La belva col mitra

Regia: Sergio Grieco
Data di uscita: 01/01/1977

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