Continua a scricchiolare il fragile equilibrio nella
banda, in questi due nuovi episodi andati da poco in onda sui canali di SKY Cinema. Sempre più intricata la sottotrama dei servizi segreti deviati (ma ora ci fanno chiaramente intuire che c'entra anche la mafia) che cercano di manovrare la banda per i loro scopi. Ma almeno scopriamo chi ha ucciso il Libanese, ovvero il Nero (così chiamato per le simpatie politiche), che il Dandi procede ad eliminare sommariamente una volta scoperto il fatto. Peccato perché così non vedremo più nemmeno la Honda che il Nero amava guidare. Per il resto segnaliamo il ritorno di Patrizia a fianco del Dandi (ora quasi più faccendiere che gangster), uno Scrocchiazzeppi indebitato fino al collo (e come potrà ora pagarsi le Porsche 911 che ama tanto?), il Bufalo e il Ricotta condannati ed incarcerati, ed un Freddo sempre più incazzato col Dandi (nonostante l'abbia salvato dalle grinfie della camorra). La situazione si fa sempre più esplosiva, speriamo quindi in un bel proseguo pulp del serial. Per il resto, a livello di brands presenti, segnaliamo sempre le solite autovetture vintage relazionate al periodo storico (ora i primi anni '80) in cui la vicenda è collocata. Quindi la Ferrari 308 del Dandi, le Porsche 911 di Donatella e Scrocchiazzeppi, le Mercedes dei camorristi, alcune Lancia Prisma e Fiat 127, una moto BMW, e le Campagnola e Alfa Romeo Alfetta per la Polizia. Invece un buon piazzamente lo opera
S.pellegrino (Sanpellegrino S.p.A. controllata Nestlè) all'inizio del sesto episodio in cui diverse sue bottiglie della famosa ed apprezzatissima acqua minerale (che nasce a San Pellegrino Terme) appaiono sui tavoli di un elegante ristorante in cui si sta tenendo un conciliabolo tra alcuni membri della banda. Come ultima chicca, segnaliamo vicino al bar-ritrovo della banda alcuni manifesti di Aiazzone, storico marchio degli anni '70/'80 operante nel settore arredamenti (ed in seguito lanciatosi nelle prime TV commerciali italiane), recentemente rilanciato da Semeraro e Mete S.p.A. dopo anni di oblio seguiti alla scomparsa del fondatore Giorgio Aiazzone nel 1986.