IL RITORNO DI MORTI VIVENTI – Dan O’Bannon (1985)
Si parte da un testo di John Russo, lo sceneggiatore di La notte dei morti viventi (68), per questo progetto voluto in principio da Tobe Hooper e passato poi a Dan O’Bannon (collabortatore di Carpenter agli inizi e poi sceneggiatore di Alien, recentemente scomparso). Lo scopo era evidentemente quello di sfruttare la mitologia creata da Romero per poi però approdare alla commedia horror. L’esperimento è riuscito tanto che si è giunti al quinto capitolo di quella che è diventata una vera e propria saga. Addirittura Romero aveva fatto causa alla produzione per lo sfruttamento dei suoi amati Zombie ed una sentenza ha poi deciso che l’utilizzo di Living Dead (morti viventi) era ad esclusivo appannaggio della serie di O’Bannon, mentre Romero nei suoi seguiti doveva usare solo Dead (morti) nei titoli di testa (la cosa naturalmente vale solo per i titoli americani perché in quelli italiani tutto fa brodo…) sancendo come seguiti “ufficiali” del film del ’68 proprio quelli nati da “The return of the living dead”.
In un magazzino che sorge nei luoghi in cui era ambientato La notte dei morti viventi, i due commessi, nonostante l’avvertimento del titolare di non farlo, hanno la sventata idea di aprire dei bidoni contenenti una sostanza che sparsa nell’aria è in grado di ridar vita a tutto ciò che è morto. E non parlo solo dei soliti cadaveri mezzi putrefatti ma anche ad un cane tagliato a metà, arti sparsi senza corpo e addirittura scheletri solo un po’ sporchi di liquido di decomposizione. Il titolare del magazzino, astuto la sua parte, decide per rimediare al disastro di far incenerire i resti rianimati di un cadavere e del “mezzo cane” da un vicino titolare di una ditta di pompe funebri. I fumi prodotti dalla bruciatura delle carni infette si espandono nell’aria e vanno a cadere proprio su di un cimitero in cui un gruppo di punk curiosi stava passando la giornata. Naturalmente potete prevedere le conseguenze…
Da notare l’allegra Linnea Quigley, scream queen storica che una decina di anni dopo rivedremo anche nell’infamous Fatal Frames del nostro Al Festa, che qui interpreta una punkette che si aggira nuda per tutto il film sia quando è viva sia quando ritorna dalla morte: forse la più provocante zombie della storia del genere.
Il film, godibilissimo nella sua allure tromesca, diventerà un cult totale incassando più del doppio del prototipo di Romero.
Colonna sonora naturalmente punk rock con Rocky Erickson, Damned, Cramps, SSQ, T.S.O.L. ecc.
Per il product placement niente da segnalare se non che l’azienda si chiama UNEEDA (fake brand) e di sfuggita incontriamo una maglietta GOODYEAR.