THE HORDE – Yannick Dahan, Benjamin Rocher (2010)
Inizia come un poliziesco, La Horde (in italiano, chissà perché, The Horde). Abbiamo un collega ucciso e una irruzione in un palazzo in cerca di vendetta da parte degli altri poliziotti, tra cui Aurore legata sentimentalmente al morto.
L’irruzione va male e la situazione si capovolge con i poliziotti catturati dai malviventi (una banda di spacciatori africani). A questo punto però succede qualcosa di inaspettato (in un poliziesco convenzionale, almeno…), il palazzo e la città sono invasi dagli zombie! Non i soliti morti viventi lenti romeriani e neppure quelli agili e, a volte, pensanti delle rivisitazioni più recenti, ma delle vere e proprie belve più apparentate ai vampiri carpenteriani che non alla tradizione zombesca.
Rivolte sociali delle banlieu francesi, orrori subiti nella loro terra d’origine dagli africani, desiderio di vendetta da parte della poliziotta, tensioni tra i personaggi costretti ad allearsi contro la propria volontà per fronteggiare una minaccia più grande, sono tutti temi messi maldestramente in gioco in una psicologia tagliata con l’accetta. Da questo punto di vista un film fallito per quel che poteva essere.
A favore della pellicola va però l’ambientazione, infatti tutta l’azione si svolge dentro i corridoi scuri e lugubri di un palazzo in attesa di smembramento, tra cartacce e macchie luride, luci traballanti e sangue sparso un po’ dappertutto a “dipingere” pareti e corpi. Le uniche incursioni verso il “fuori” mostrano un inquietante cielo rossastro e minaccioso.
La Horde è un film living dead senza speranza (e senza brand).