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29 Ottobre 2010 - 15:11

FIGLI DELLE STELLE

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Dall'Autogrill alla Val d'Aosta
FIGLI DELLE STELLE

 

FIGLI DELLE STELLE – Lucio Pellegrini (2010)

 

Fabio Volo è un operaio della FANTUZZI REGGIANE chiamato in televisione alla (inesistente) ndp tv per un talk show in cui deve portare alla pubblica opinione il problema delle morti bianche e “dirne quattro” al ministro Gerardi. Ma all’ultimo se la fa sotto e scappa dalla trasmissione.

Pierfrancesco Favino è un professore di ginnastica che non trovando posto nella scuola italiana è costretto a barcamenarsi come dipendente di un AUTOGRILL nel self service CIAO. Impegnato politicamente, ha un fratello (Giuseppe Battiston) di estrema sinistra e nostalgico dei “nuclei armati proletari”.

Paolo Sassanelli è appena uscito di prigione e sta cercando di rifarsi una vita e di riallacciare i rapporti con il figlio, un rampante agente finanziario impiegato alla U-FIN INVESTIMENTI.

I tre esasperati dalla vita di m… che conducono decidono di rapire il ministro Gerardi ma, sfigati fino in fondo, sbagliano uomo e si portano via, legato come un salame, il sottosegretario Stella.

Nel rapimento verrà coinvolta anche la giornalista con il volto di Claudia Pandolfi e il gruppetto va incontro a varie traversie per portare a termine il rapimento così maldestramente iniziato.

All’inizio si parte sparando alto. Licenziamenti, crisi, morti bianche, stampa pilotata, situazione carceraria. Sembra che tutti i problemi dell’Italia stiano per essere affrontati. Poi però si arriva al “tarallucci e vino” con un intero paesino della Val d'Aosta che goliardicamente si unisce ai rapitori per aiutare la banda nel sequestro del politico (perché tanto tutti i politici fanno schifo).

All’inizio sembra si vada verso ad una commedia politico sociale in cui rapito e rapitore hanno uno scontro di idee per affrontare, tra sfigati, la lotta al (e di) Potere (guardatevi la Banda del Brasiliano, film girato con una infima parte del budget di questo e vedrete quanto si poteva dire divertendo). Poi però si arriva ad un finale quasi romantico tra lo sfigato cameriere-rapitore e il ministro (che poi non è tanto cattivo perché ha proposto una legge a favore di una cura per il cancro) a guardare il tramonto in riva al mare.

All’inizio sembra che la svolta grottesca voglia immergerci in un atmosfera da “f.lli Cohen” e poi però si arriva al romanticismo da salotto con gli spettatori a domandarsi chi si porterà a letto la Pandolfi…

Insomma si va al cinema per l’ennesima volta sperando in una commedia italiana finalmente adulta e capace di rinnovare la grande tradizione del nostro cinema in questo campo ed invece ci ritroviamo sempre lì a dare una botta al cerchio ed una alla per botte per non scontentare nessuno, a rimpiangere gli anni della giovinezza quando si ballava al ritmo di Alan Sorrenti, a cercare di far ridere senza evitare di essere banali e senza avere il coraggio ne della battuta cattiva ne del pensiero “alto”. La solita medietà paratelevisiva che porterà sicuramente qualche quattrino ma non eleverà di sicuro la qualità delle nostre produzioni. Qualcuno ha detto “il solito qualunquismo…” e come dargli torto! E visto che ai registi italiani piace così tanto guardarsi indietro e rimpiangere Tenco e i bei tempi andati, lo facciamo anche noi: ridateci Germi e Petri!

Il TG de LA7 dà tutte le notizie del rapimento, che avviene su un furgoncino FORD, come FORD è anche l’auto della Pandolfi, una VESPA viene usata per recuperare il riscatto, e l’auto di Favino è una VOLVO (ma è tutta scassata e farà una brutta fine). Spunta anche un DAILY IVECO, e nella Metro insistente la presenza della pubblicazione CITY, ringraziata nei titoli di coda. Varie sono le brand delle tute da sci e dell’abbigliamento che partecipano alla pellicola, da SIRO a RAPID, WILSON SABA, DIESEL e molte altre tutte elencate in coda al film

Stefano Barbacini

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