Quarto capitolo di una saga sulla mafia taiwanese, e per coloro che non hanno visto i precedenti capitoli qualche avvenimento viene completato da flashback dai primi tre film e qualche filo narrativo resta in sospeso per i capitoli futuri, è stato presentato al Far East Film Festival 2025 Gatao: like father like son che, come richiamato dal titolo, parla principalmente del rapporto tra vecchi boss e i figli, irrequieti e vogliosi di primeggiare e distinguersi ribellandosi alle regole delle quattro famiglie che si sono divise, pacificamente, il territorio. In particolare Michael vuole introdurre il traffico di droga negli affari e cerca di convincere gli altri giovani, senza riuscirci, a ribellarsi. Inserendo nel plot (altrimenti piuttosto già visto) un trio di rampanti non affiliati che si mettono al servizio di Michael, la figura della spalla di Michael, Scorpion, ancora più spietato del primo e un demiurgo shakespeariano che arriva dagli Stati Uniti per destabilizzare, dietro le quinte, lo status quo, il film diventa teso, avvincente e anche sentimentale esplorando i rapporti padre e figlio, quelli tra gli amici e quelli fra i vecchi boss arrivando anche alle lacrime: anche i mafiosi hanno un cuore? (voto 6/7). Le marche presenti nel product placement del film sono per l’abbigliamento Never doubt, Vault, All star; per auto e moto Mercedes e Yamaha; telefonia I-phone; bevande una birra con la marca in ideogrammi.
Al cinema Visionario, come anche negli anni precedenti, vengono proiettati i film della retrospettiva del FEFF che que’t'anno è dedicata agli Yokai e altri mostri: dal folklore asiatico al cinema con il corredo di un agile catalogo a cura di Giorgio Placereani. Shake, rattle & roll (1984) proprio nel catalogo viene definito da Don Juacian “uno dei pilastri dell’horror filippino moderno, ha dato inizio a una nuova generazione di film dell’orrore a episodi, che continua da oltre sedici anni.” Immagino che il critico si riferisca ad un’importanza storica non certo qualitativa dato che i tre episodi che lo compongono hanno trucchi e interpretazioni più che amatoriali. Il primo, Glass, è una parodia (almeno si spera) di un melodramma d’altri tempi riprendendo gli stilemi del romanzo gotico d’appendice. Un coppia ed un amico entrano in una casa tipicamente gotica in cui vengono posseduti (dopo una seduta con una tavola Ouija) dalle personalità di tre personaggi ottocenteschi che in quella casa furono protagonisti di una tragica vicenda d’amore, gelosia e morte. Come si diceva trucchi (uno zombie sanguinolento risibile) e recitazione naif (volutamente?). Il secondo episodio, Refrigerator, diretto dal regista più conosciuto del lotto, Ishmael Bernal, è sicuramente il più divertente per quanto di un divertimento ai limiti del trash. Si narra di un… frigorifero assassino che ansima, butta bottiglie e cibarie a terra e contro le persone ed uccide a… sportellate! E pensare che bastava togliere la spina… Il terzo, Manananggal, di Peque Gallaga, è il più completo narrativamente partendo dalla leggenda locale, richiamata dal titolo, riguardante una bellissima donna-demone capace di dividersi in due e trasformarsi in un uccello rapace e assassino. Ambientato in una giungla posticcia, utilizza trucchi decisamente migliori degli altri due episodi a parte le budella fatta con… palloncini gonfiabili. Un film sicuramente da recuperare per gli amanti di un horror ingenuo e a bassissimo costo. (voto 5,5) Solo nell’episodio centrale troviamo un possibile product placement dato che le marche sono varie, Ajax, Coca Cola, Marlboro, Pro-Kennex, Jogging Casina Club, Kraft. Un apparizione, penso casuale, di Pepsi nell’ultimo.
La piccola Mei durante un gioco si nasconde in una lavatrice e vi muore soffocata. Un anno dopo, la madre che non riesce a darsi pace incolpandosi della tragedia, la “sostituisce” con una bambola piuttosto realistica e con questa torna a vivere una vita “normale” trattando la bambola come fosse la propria figlia rinata. Questo momento di “follia” finisce quando la donna resta nuovamente incinta e dà vita ad una nuova nascitura. Ma a questo punto… la bambola non è d’accordo di essere lasciata in disparte! Dollhouse è il film del regista Yaguchi Shinobu, che fino a questo momento non si era cimentato in veri e propri horror, e qui dà la propria versione di Chucky con la bambola Aya, dispettosa, gelosa e capace di far molto male alle persone… Il film qualche brivido ben dosato lo crea senza utilizzare effetti gore ma solo la tecnica cinematografica (colonna sonora, inquadrature geometriche, inquietudine con pause studiate), il problema è quando deve costruire un passato alla bambola per cui non riesce ad evitare di finire nello scontato e nel già visto, tra il consunto J-horror (Sadako & Co.) e il genere esorcistico. Il regista, simpaticamente, prima del film era presente in sala con la bambola originale usata nel film, Aya. (voto 6) Youtube, Casio, Olympus, Adidas, Puma e Toyota le marche presenti.