E rieccolo lo spirito sorridente che entra nelle persone e le porta al suicidio (sempre truculento, qui il primo avviene con uno spacciatore che si massacra il volto con un peso di un bilanciere...) passando poi ad altri in una catena mortale.
Alla cabina di comando (regia e sceneggiatura) sempre Parker Finn, colui che ha avuto questa idea clamorosa, cioè di capire che un sorriso, ancorché demente, sul volto di una persona "normale" che si fissa su di voi è molto più terrificante di tante altre minacce apparentemente più paurose. E qui il sorriso, quello che un po' manca nel secondo capitolo del Joker, entra negli incubi di una star pop che sta cercando di rimettere insieme la sua vita dopo un doloroso passato di droga e alcol e un incidente d'auto che le ha lasciato cicatrici fisiche e psicologiche.
Finn è stato piuttosto intelligente da non ripetere la formula del primo capitolo ripresentando le stesse situazioni con altri protagonisti, come spesso avviene, portando alla noia del sequel, ma utilizza l'incubo e la violenza per costruire la discesa agli inferi della protagonista facendo un'analisi non banale delle pressioni che devono subire le stelle della canzone tra tour, spersonalizzazione di se stesse, difficoltà di rapporti e impossibilità di fermarsi a rigenerarsi. Smile 2 diventa così un E' nata una stella in versione horror e gore (le scene trucide sono molte, brevi ma al limite del sopportabile). Il tutto tenuto insieme dall'ottima prestazione della cantante-attrice Naomi Scott mai stata "utilizzata" così bene al cinema (solitamente in parti di bellina romantica) e che non ha nulla da invidiare alla star Lady Gaga.
Il regista utilizza bene anche i jump scares di prammatica non esagerandoli e sorprendendoci anche un paio di volte, e le sorprese nella trama, riuscendo in un'originalità dovuta tutta ad un dosaggio quasi perfetto. Quasi perchè nel finale si fa prendere la mano dalla smania dell'effetto speciale esagerando un po'. Non c'era bisogno di amplificare la presenza di un essere mostruoso dato che questo esisteva già ed era la madre-manager della protagonista, vero incubo ad occhi aperti.
Un sequel a mio parere superiore anche al già buono primo capitolo, Smile, di cui replica e migliora le avvolgenti scelte registiche e l'importanza dello scandaglio psicologico della protagonista. (voto 6/7).
Il product placement ha una protagonista assoluta, l'acqua Voss che, con il suo stiloso contenitore in vetro, viene ingurgitata con voracità a più riprese dalla Scott. Sono presenti anche altre brand (della Nike il giubbotto "da non rovinare" di un gangster all'inizio, Adidas la tuta indossata spesso dalla protagonista, CBS e Rolling Stones che ne raccontano le vicende, Pizza Hut nella cui cella frigorifera si rischia la vita e le mutande Stafford che non ci fanno una gran figura perchè... sporche di marrone...) ma è evidente che sono secondarie rispetto alla prima.