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CINEMA
24 Agosto 2016 - 23:10

DIARIO VISIVO

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Tutto tutto niente niente (Giulio Manfredonia - Ita - 2012)
DIARIO VISIVO

Passa in televisione e ne approfitto, avendolo mancato al cinema (un tantino deluso da Qualunquemente), per recuperare la seconda opera di Albanese/Cetto Laqualunque, il geniale personaggio che per anni ci ha deliziato in tv per la lucidità e la precisione (mi viene da dire senza troppa esagerazione) con cui Albanese riesce a far satira sulla politica e i politicanti italiani.

Tanto sono gustosi e intelligenti gli sketches di Cetto quanto invece diventano ripetitivi e poco incisivi diluiti su un lungometraggio. Lo stesso comico lombardo si rende conto che ha già dato tutto del personaggio nel primo film tanto da decidere di triplicare i suoi personaggi richiamando un altro suo "cavallo di battaglia" Frengo Stoppato (tirato dentro con scarsa attinenza al testo del film) e presentando anche il personaggio di Rodolfo Favaretto che ha più senso rappresentando un leghista, secessionista, razzista, nuovo politico del nordest a far da contraltare al mafioso e corrotto Cetto, politico del sud.

I tre personaggi, tutti trombati alle elezioni, vengono prelevati dalle patrie galere (che notoriamente è un vanto per i politici italiani...) e piombano in parlamento voluti dal sottosegretario del partito di maggioranza, interpretato da un Bentivoglio decisamente in parte e in grado di rubare la scena allo stesso Albanese in alcuni frangenti grazie alla sua caratterizzazione caricaturale, per avere tre voti sicuri (in cambio della scarcerazione e  di un lauto stipendio). I tre però non capiscono di dover restare nell'ombra a godersi la vita e i privilegi da onorevoli e cominciano a far danni. Cetto non si presenta più in parlamento per problemi riguardanti il suo privato (dopo aver avuto un accidentale incontro con un travestito non riesce più ad avere una vita sessuale attiva), Frengo spinto dalla bigotta ed invadente madre vuole farsi riconoscere Beato in vita e causa scompiglio in Vaticano importunando perfino il papa, Favaretto dichiarerà il paese in cui abita austriaco volendo rendere attiva la sua idea di secessione "morbida" del nord.

Albanese chiaramente cerca di seguire le tracce del primo Verdone, uno dei suoi ispiratori di cui riuscirà a farsi complice quest'anno in L'abbiamo fatta grossa, triplicandosi in tre personaggi diversi, ma la ciambella confezionata non riesce col buco ma invece un po' bruciacchiata e dura da inghiottire.

Una piccola nota per Manfredonia che, costretto a regista al servizio di..., cerca comunque sempre di mettere qualcosa di suo, avevamo già fatto un parallelo con lo spaghetti western per il suo primo film, e anche in questo non si limita a riprendere l'uno e trino protagonista ma cerca di dare un qualcosa di più inventandosi a tratti atmosfere tra il felliniano e il richiamo alla rivista italiana.

Product placement praticamente nullo. Solo per utilità le apparizioni di MITSUBISHI e VOLKSWAGEN. Insistita invece una citazione della pistola MAGNUM PAREBELLUM.

Stefano Barbacini

Tutto tutto niente niente

Regia: Guido Manfredonia
Produzione: Fandango
Data di uscita: 13/12/2012

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