THE TOURIST – Florian Heckel von Donnersmarck (2010)
Si comincia, come nell’originale, da Parigi (cfr articolo JMN su “Anthony Zimmer” il make francese di questo remake americano). Stavolta ad uscire e a avviarsi a far colazione non è Sophie Marceau ma la dimagrita e sempre bellissima (ancorché di una bellezza non più burrosa come agli inizi di carriera ma altera e nobile) Angelina Jolie. Da grandi schermi SONY (e come potrebbe essere diversamente visto che la produzione è Sony pictures…) gli agenti francesi che la spiano in un furgone MERCEDES zoomano sul deretano della bella per scoprire se porta le mutandine o meno… ma vengono richiamati all’ordine dal superiore (è una cosa seria!) che deve far rapporto a Scotland Yard (precisamente a Paul Bettany nel ruolo del poliziotto fesso di ogni action movie che si rispetti…).
Seduta al tavolo del Bistrot, tra Le Mistral e La Civette, legge LE MONDE (e non l’Herald come nell’originale) e mentre sorseggia il tè le arriva un messaggio dell’inafferrabile Anthony Pierce (chissà perché il cambio di nome…), amante in fuga con un gruzzolo consistente sottratto al riccastro-assassino Reginald Shaw (Steven Berkoff), il cui inseguimento da parte della polizia internazionale è il motore del film.
“Prendi il treno per Venezia e avvicina un uomo della mia taglia così da far credere che sia io per ingannare la polizia” è il senso del messaggio.
Parte l’EUROSTAR delle nostre FERROVIE ITALIANE con destinazione Venezia, Italia dove, da questo momento, si svolgeranno gli avvenimenti (la Venice Film Commission sottrae il blockbuster a Cannes…).
E’ sul treno che incontra il “pollo”, Frank Tupelo/Johnny Depp, turista appassionato di spionaggio, che se ne sta andando tranquillamente nella città lagunare per dimenticare una storia sentimentale finita male, e non è particolarmente difficile per Elise intortarlo.
Il sempre valido detto ‘tira più un….che un carro di buoi’ è qui esplicitato, tanto più se il…. è quello dell’Angelina che oltretutto il Frank se lo porta all’HOTEL DANIELI a sorseggiare CAMPARI (mischiato vermouth nella versione “Americano”) e con un bacio ad osservar navigli se lo mette in tasca.
Poi, finalmente, comincia l’azione. I tagliagole russi al soldo di Shaw danno un brusco risveglio a Tupelo che si ritrova in fuga sui tetti (si cerca di hitchcockare nella versione dell’emulo Polanski) di Venezia e poi nelle fredde acque lagunari (dopo avervi fatto finire anche il carabiniere Frassica (!) retrocesso a brigadiere dopo esser stato maresciallo per Don Matteo) trascinato da un motoscafo con motore MERCURY guidato dalla Jolie in versione “dark/action woman” corsa in aiuto del poveraccio di cui… si è innamorata!
“Sono curioso di capire con quale criterio scegli gli uomini” gli dirà più avanti Bettany, domandone che tutti ci siamo posti prima o poi nella vita davanti ad una bella che ci ignora, ma insomma, in questo caso si tratta di Depp, mica di un qualunque sfigato…
Azione e commedia rosa, in questa produzione internazionale che vorrebbe rinverdire i grandi intrattenimenti del genere hollywoodiani (ma di Hitchcock ne nasce uno ogni cinquant’anni), coinvolgente buona parte del cinema italiano (oltre a Frassica, Christian De Sica, Raoul Bova, Neri Marcoré, Alessio Boni, Daniele Pecci e tanti altri). Produzione per altro difficoltosa con contrasti tra regista e prima scelta come protagonista maschile (doveva essere Sam Worthington), regia affidata sorprendentemente al premio oscar Florian Henckel von Donnersmarck (autore dell’osannato “Le vite degli altri”) che, evidentemente ma non sorprendentemente, non si è trovato particolarmente a suo agio in questa operazione arrivando a lasciare il set per poi farvi ritorno in un secondo tempo.
Non poteva uscirne che un pastrocchio facilmente sbertucciato da tutta la critica (che quando c’è da sparare sulla Croce Rossa non ci pensa mai due volte…) che per altro in passato ha sdoganato cazzate ben più grosse. Il film resta comunque un prodotto di consumo come tanti altri che può divertire chi va al cinema con un approccio leggero, e che sicuramente si divertirà più che ad andare a vedere i cinepanettoni nostrani…
Inutili anche gli accanimenti contro von Donnesmarck (non si capisce perché dopo un solo film riuscito debba essere considerato un grande autore e sorprenderci se non è riuscito a far diventare qualcos’altro un prodotto di questo tipo…) a cui potremmo solo chiedere perché ha accettato di imbarcarsi in questa impresa. Ma si sa, tutti abbiamo un mutuo da pagare…
Ringraziamenti finali a SALVATORE FERRAGAMO, TELECOM e FERRARI (il vino, non l’auto).