Tutto inizia con il finto dottor Francis B. Gross (in realtà l’attore Michael Carr che lo interpreterà anche nei seguiti) che uscito da un autopsia, anche se in realtà non penso si sia mai avvicinato ad un cadavere ma era semplicemente addobbato come il patologo che si vedeva nel filmato, annuncia che ci condurrà in un viaggio scientifico per spiegare “le facce della morte”.
Da questo momento si susseguono, come nella migliore tradizioni dei mondo che avevano trovato la loro fortuna con Mondo cane di Cavara – Jacopetti – Prosperi nel 1962, ma ancora prima con Magia verde di Napolitano nel 1953, ma ancora prima con Africa Speaks! di Futter nel 1930 fino a Among the Cannibal Isles of the South Pacific di Johnson nel 1918, scene ricostruite con maghi degli effetti speciali a filmati d’archivio o scene dal vero di disgrazie.
Si passa così dalle autopsie ai campi di concentramento di Adolf Hitler, dagli incidenti stradali ai suicidi dai palazzi, dagli incidenti degli stuntman ai paracaduti non aperti fino alla camera a gas e alla sedia elettrica.
Con le facce della morte il regista Le Cilare (John Alan Schwartz) era riuscito a rilanciare il mondo con qualcosa di nuovo: effetti e tecniche di ripresa aggiornati che, ovviamente risultano datati al giorno d’oggi.
Il film fu un successo a tal punto che, ad esempio, in Giappone riuscì a battere film come Guerre stellari.
Da (molto) bambino collezionavo (forse da qualche parte ho ancora, domani controllo) i flani pubblicitari del Corriere della sera.
Fra i primi e più terribili (prima che arrivassero Zombi, Paura nella città dei morti viventi, Inferno e Shining) c’era quello de Le facce della morte in cui si faceva l’elenco delle atrocità da vedere.
Vedrete: un uomo assalito da un Grizly, un uomo mangiato da un coccodrillo, mangiare il cervello di una scimmia.
Ovviamente a 8 anni non potevo andarci ma conoscevo gente che ci andava e raccontava le cose più paurose: i topi di Inferno, l’ascensore di Shining, la mano di Carrie e il cervello mangiato della scimmia ne le facce della morte.
Per anni è stato un incubo. Coi mezzi e con le competenze odierne non solo il fake è sgamabile ma so anche che la scena è stata girata in un ristorante in Marocco, i quattro avventori erano amici/crew del regista e la testa con cervello era stata fatta dagli esperti di effetti, così come la sedia elettrica filmata non in una prigione ma in un appartamento della troupe. Diverso le scene del massacro foche o altri filmati di archivio.
Le facce della morte segno un’epoca. Non ci interessa e non fu fatto product placement, per questo alcune scene di quelli che analizzeremo in questa nuova sezione mondo sono sbalorditive per il posizionamento (ci interessano solo quelle e la migliore, vi assicuro, sta nel terzo episodio).
Nel primo capitolo si mostrano inquadrature quasi artistiche di varie lattine fra cui Bud che potrebbero non stonare in un film di Russ Meyer. Peccato che qui sia molto dannoso per il contesto. Si spera fra tutte le morti rimanga solo l’immagine.