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CINEMA
20 Gennaio 2011 - 18:00

IL FIGLIO PIU' PICCOLO

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La poetica del salame
IL FIGLIO PIU' PICCOLO

IL FIGLIO PIU’ PICCOLO – Pupi Avati (2010)

 

La poetica di Pupi Avati persiste nel tempo e si rinnova leggermente solo per l’ambientazione che si adegua ai tempi. L’indagine sulle umane debolezze, sugli imbroglioni falliti e, per contraltare, sulle vittime ingenue e pure, stavolta avviene tra gli intrallazzi degli industriali e dei loro consiglieri finanziari.

Con “Il figlio più piccolo” Avati dà il suo piccolo contributo alle nefandezze che si celano dietro la crisi finanziaria mondiale.

Christian De Sica è un industriale che si è arricchito con escamotage finanziari, holding di società misteriose comprate, svendute e tutte quelle truffe finanziare di cui, ammetto, non capisco molto, e rischia seriamente la galera. In passato, la sua carriera era iniziata abbandonando la moglie, Laura Morante (una folk singer fricchettona di scarsissimo successo), con i due figli piccoli lasciandola nei guai finanziari.

La pensata del machiavellico collaboratore Luca Zingaretti (la sua interpretazione contribuisce a creare un personaggio tutt’altro che monodimensionale) è quella di rintracciare la famigliola abbandonata e far ereditare tutti i problemi del padre al figlio più giovane che ora è diventato un grasso studente Dams, ingenuo e cinefilo, lasciandogli tutto il patrimonio ma soprattutto tutti i debiti e i problemi di brogli e tasse evase.

Ancora una volta l’attenzione del regista è particolarmente rivolta verso gli umili della storia, gli ingenui. In questo caso il personaggio della Morante, accanitamente innamorata del “villain” De Sica a cui perdona tutto nonostante l’abbandono doloroso e, soprattutto, il povero Nicola Nocella, interprete del figlio ingannato, pieno di sogni (maniacale fan dei film horror fino ad arrivare a presentare come tesi di laurea un trattato sui Guinea Pig e deciso a diventare regista di un’opera horror epocale sul cannibalismo) che è assolutamente non in grado di capire le trame di un mondo reale da cui è totalmente estraneo.

La figura del figlio imbranato, ridicolizzato e infangato dai collaboratori di De Sica (uno stuolo di insopportabili avvocati, di segretari leccaculo, impiegate arriviste perennemente attaccata ad un computer TOSHIBA e squali opportunisti) è mostrata impietosamente da Pupi Avati comunicando un senso di dolore quasi fisico allo spettatore.

Tra l’altro lo studente che rasenta la follia con il suo interesse per il cinema estraendosi completamente dalla vera vita (qui siamo dalle parti di Celine che in “Viaggio al termine della notte” dipingeva la figura di un dottore che curava i matti tenendoli buoni rimbecillendoli di visioni cinematografiche) è personaggio assai sentito da tutti i cinefagi e, immagino, anche dai registi e quindi piuttosto caro a Pupi e anche a noi accaniti spettatori dei prodotti della settima arte.

Dove invece il film non riesce ad essere convincente è nello svolgimento delle trame dei soloni della finanza, degli imbroglioni pericolosi che, purtroppo, con i soldi (che spesso non hanno ma sono i nostri che finiscono nelle loro rapaci mani) decidono i destini italiani, con corruzione e imbrogli, ma nelle loro trame oscure ci si perde anche il film che ai trafficoni riserva una pietas umana che probabilmente non meriterebbero.

Telefonini SONY ERICSSON un po’ per tutti, INTIMISSIMI reclamizzati su di una borsa e ci addentriamo nel tema product placament.

Fintanto che gli industriali sono pieni di soldi utilizzano AUDI e RANGE ROVER e progettano matrimoni in cui la sposa arriva a bordo di un elicottero ESPERIA, quando sono in decadenza si accontentano di un furgoncino FORD male in arnese.

Posizionamento cult per NEGRONI che appare durante una sosta ad un autogrill alle spalle dei protagonisti seduti ad un tavolo. In pratica si tratta del fianco di un furgone che si trova casualmente parcheggiato al di là del finestrone di fondo sala e che fa da fondale alla scena e proprio nel momento dell’inquadratura si muove catturando la nostra attenzione e mostrandoci anche il bel salamone dipinto a seguito della scritta.

C’è chi fa “poesia” al cinema durante i dialoghi inquadrando un bel tramonto o un leggiadro uccello in volo, qui ci si accontenta della poetica del salame!

Stefano Barbacini

Il figlio piu piccolo

Regia: Pupi Avati
Data di uscita: 01/01/2010

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