“Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista...” - Caparezza
Dopo il sopravvalutatissimo "La ragazza del lago" ritroviamo il benvoluto Molaioli alle prese con una storia civica e sorrentiniana;
Da Sorrentino eredita la compagine produttiva (e le musiche)(e la fotografia)(e il taglio narrativo) e una devozione visiva.
I fatti sono quelli di una Parmalat chiamata "Leda", della finanza creativa comune alle grandissime aziende italiane (e alla politica)(e allo star system);
Ci viene mostrato, con troppo pudore, un'emerita azienda familiare che si scolla progressivamente dalla realtà e si ritrova associazione/S.p.a. a delinquere; voragine morale ed economica.
Una buona cosa potrebbe essere che le vicende sono distillate dai pochi/bravi protagonisti, intorno ai quali ruotano le scelte sbagliate e il danno conseguente (non c'è l'inchiesta)(non c'è l'investitore danneggiato e sbraitante)(non è un film dossier insomma). Ma invece è l'ennesimo film italiano, stitico cinematograficamente, utile certo a indignarci e poco interessante.
Già che c'erano e che delle distanze se le erano prese, potevano usare la fantasia e farne un opera accattivante (Sorrentino l'avrebbe fatto); Il tratteggio (leggero)(ma brillante) dei personaggi tende anzi a scagionarli, immotivatamente;
Leggo da più parti la volontà (la pretesa) di raccontare la provincia; ma sono parole. Senza il soccorso della cronaca, di questo film non rimarrebbe nulla;
C'è Sarah Felberbaum che cerca di sfondare, c'è il "Divo" Servillo (sì ok bravo ma alla maniera di Servillo), c'è Remo Girone e qualche personaggio che racconterebbe codesta provincia; Forse si confà a Molaioli l'intimismo (come nell'altro film magnificato) delle piccole storie e magari un soggetto più disegnato a cui aggrapparsi (o da cui divagare).
Sul fronte brand la (bella) curiosità da raccontare riguarda il marchio protagonista del film: Leda.
E' stato creato un sito (
www.latteleda.it) e la campagna non ha risparmiato il social media marketing su facebook e twitter, diffondendo il marchio virale dell'immaginario colosso alimentare; inoltre il racconto implicito della fortuna dell'azienda è abilmente rivelato con il design mutevole del logo, in continua (e credibilissima) evoluzione per rincorrere i tempi; Gli spot vintage e i cartelloni pubblicitari in stile 60', 70', 80'... che arredano la sede storica dell'azienda, gli uffici dei dirigenti, sono una mostra di evocazioni estetiche veramente ben progettata, una intera linea di prodotti, ognuno col sul bel packaging;
(La cartella stampa per i giornalisti è ovviamente contenuta in un folder “Leda” con tanto di indirizzo: Leda S.pA. Via Nazionale, 12 – 16002 Paluzzo – AS
www.leda.it).