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CINEMA
13 Giugno 2021 - 20:42

LA VERSIONE DI BARNI

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Comedians (Gabriele Salvatores, Italia, 2021)
LA VERSIONE DI BARNI

In tempi di chiusura e di impedimenti vari alle produzioni cinematografiche Salvatores si ritrova con un progetto di film da sospendere e attori già contattati costretti ad un arresto del lavoro. Perchè allora non riprendere in mano uno dei testi teatrali da lui più amati (già diretto a teatro da Salvatores nel 1985 al Teatro dell’Elfo e poi base per il suo secondo lungometraggio cinematografico, Kamikazen con Paolo Rossi, Silvio Orlando, Claudio Bisio, Davide Riondino, Nanni Svampa, Bebo Storti, cioé gran parte del cabaret e degli attori teatrali con cui collaborava a Milano) ovvero Comedians di Trevor Griffiths che non pone problemi di set (unico ambiente un’aula scolastica) e gli permette di far recitare Natalino Balasso, Alex e Franz, Marco Bonadei, Walter Leonardi e il sorprendente Giulio Pranno?

Rispetto a Kamikazen in cui un agente voleva lanciare un manipolo di comici “sfigati” davanti ad un reclutatore di Drive In qui si tratta di un vecchio insegnante (e comico ormai a fine carriera), Balasso, che a fine corso dà le ultime indicazioni a sei aspiranti comici (tutti cercano di uscire dalla loro situazione di lavoratori con poche soddisfazioni dalla vita) per la grande serata in cui si esibiscono e in cui un comico di fama e reclutatore per la tv (interpretato da uno splendido Christian De Sica che mette a nudo la parte “oscura” del se stesso attor-comico) deve lanciarli verso la notorietà.

Si viene a sapere che Bernardo Celli (De Sica) ha concezione della comicità diametralmente opposta a quella di Eddie Barni (Balasso) con cui per altro condivide un passato di litigi e idiosincrasie l’uno per l’altro. Ecco che i nostri dovranno decidere se cambiare all’ultimo momento il loro pezzo per adeguarlo ai gusti di Celli o portare fino in fondo quanto deciso insieme al loro insegnante Barni.

Celli è per una comicità spiccia, di facile presa il cui comandamento principale è “due risate sono meglio di una”, una comicità fatta di battute grasse e popolari perchè “la gente non vuole troppa verità, non vuole pensare, solo ridere”, viatico per la fama e la ricchezza della televisione. Barni è invece per una comicità più pensata, che faccia riflettere, che porti in dote le questioni della realtà e della vita vissuta, una comicità più elitaria e “artistica” che gli è costata la carriera svolta tutta in teatrini e cabaret di secondo piano. Comico rispettato e conosciuto ma mai popolare. Allora il dilemma è, essere coerenti con se stessi e rigidi con le proprie convinzioni (anche con un certo moralismo di fondo che, a mio parere, la comicità non dovrebbe avere come l’affermazione che “non si può ridere su tutto” discutibile e un po’ censoria) e dare un qualcosa di più allo spettacolo comico o, invece, essere triviali, grossolani ma più ascoltati da un pubblico numeroso che però in gran parte è semplice e superficiale, come quello televisivo? (Dilemma che mi pare affrontino anche nella loro vita vera Ale e Franz che hanno conosciuto la fama grazie ai facili giochi di parole a Zelig e ora da Fazio ma che ambirebbero a qualcosa di diverso come ad esempio hanno cercato di fare nei loro spettacoli teatrali e nel loro esperimento di Buona la prima!).

Da che parte sta Salvatores? Il suo punto di vista “morale” è dato dalla splendida sequenza iniziale in cui, sotto una pioggia torrenziale, si muove un’umanità ai margini, barboni e prostitute e poi una bidella abbruttita da una vita infelice e dura che commenta l’indifferenza che gli studenti e i professori mostrano riguardo a lei, sporcando e imbrattando tutto. Ecco questo è il punto di vista di Salvatores in questo dramma “teatrale” fatto di primi piani e pochi vezzi registici, proprio questa sequenza che sembra aliena al film ci fa capire che filosofare e parlare di etica non basta per capire ed essere al fianco della gente “reale” ma lo si deve fare con il comportamento, senza rinchiudersi in enclave culturali che portano con sè uno snobismo di fondo, sia che si voglia far comicità impegnata, sia che si voglia solo divertire alla ricerca della fama.

Una scena piuttosto forzata permette al regista di inserire l’unico product placement del film, il caffé Illy.

Stefano barbacini

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