Ci sono registi che amo e di cui attendo con impazienza il nuovo film sperando di trovarvi sempre il suo stile, i suoi argomenti, le sue ossessioni, il suo cinema insomma. Con Jacques Audiard non è la stessa cosa. Audiard lo aspetti sperando che ti stupisca con qualcosa di sempre diverso, qualcosa che miscela cinema e generi diversi. Audiard è un impastatore di cinema e il pane che esce dal suo forno è sempre diverso. Quindi non mi stupisco più di tanto quando leggo che Emilia Perez parla di un boss del cartello della droga messicano che vuol diventare donna! E che per di più è un musical! Ma ora che l’ho visto capisco che lo spunto e il genere citati sono solo una minima parte di questo che è sicuramente il film più poliedrico della sua filmografia e il più difficile da inquadrare.
Intanto la vera protagonista non è il boss ma l’avvocata Rita (Zoe Saldana in un’interpretazione “poliedrica” come il film richiede) che trova l’occasione per liberarsi di una carriera frustrante (è competente e brava ma non riesce ad uscire dall’ombra di un pomposo e amorale avvocato di fama, inoltre deve difendere personaggi che manderebbe volentieri in galera) quando il boss Manitas, dalle possibilità economiche “infinite”, la incarica di trovargli il miglior chirurgo plastico, di fare in modo che sparisca facendolo credere morto e di portare figli e moglie in Svizzera per dare loro una nuova vita. Il compenso sono 2 milioni di dollari, la svolta.
Passano gli anni e Rita ha finalmente realizzato i suoi sogni ma ecco che, ad una cena, si presenta Emilia Perez che non è altri che l’irriconoscibile boss fattosi donna (incredibile quello che oggi può fare il cinema trasformando in maniera clamorosa Karla Sofia Gascon in due persone del tutto diverse). Vuole forse ucciderla per eliminare l’unico testimone del suo “cambiamento”? No, rivuole la sua vita, ovvero i figli e la moglie con sé, facendosi credere una cugina di Manitas. E Rita deve organizzare tutto.
Ma non è tutto qui, contemporaneamente, dato che come sostiene Rita “cambiare sesso è cambiare vita, cambiare vita cambia le persone, cambiare le persone cambia il mondo”, diventata donna rispettata e legale, Emilia si pente di esser stata Manitas e cerca di recuperare, spinta da Rita, creando una ong che si occupa di ritrovare i corpi dei “desaparecidos” vittime dei cartelli per restituirli ai propri parenti.
E poi… il delirio…
Quando il film sembra voler percorrere strade più ovvie e trovare una sua linearità di trama, una sua stabilizzazione avvicinandosi all’ovvio, ecco che sempre sterza, non solo tra i generi (commedia, musical, azione, noir…) ma anche dalle aspettative del pubblico. Audiard la spiega così (intervista a Film Tv n.1 del 2025): “per me la vera sfida è evitare di rimanere intrappolato nelle convenzioni. Quando ci si attiene troppo rigidamente a un genere, lo spettatore anticipa ciò che accadrà. E questo è qualcosa che cerco di evitare. Perciò ho sempre cercato di spingermi oltre i limiti del genere, trattandolo in modo originale e imprevedibile”. Non sempre c’è riuscito altrettanto bene, lungo la sua carriera, come in questa sua ultima opera, da questo punto di vista impeccabile. Raccontare “violenza, amore e morte in un paese che soffre” utilizzando le canzoni e girando tutto in studio senza non farci pensare neppure per un attimo di trovarci in mezzo al caos messicano, non è da tutti. (voto 7,5)
Sono tante le marche presenti nel product placement del film. Partiamo dai laptop di cui si vedono modelli HP usati da Rita e Mac della Apple, usati negli uffici della ong. Auto Ford e Range Rover. Vestiti Adidas e Saint Laurent. Le notizie le danno la Tres e Diario Azteca.