BITCH SLAP – Rick Jacobson (2009)
Fin troppo esplicite fin dai trailer le intenzioni di creare un’operazione postmoderna andando a pescare nei meandri della sexploitation a basso costo.
‘Bitch slap’ non sta lì a imbastire trame pretenziose strizzando l’occhiolino ai cinefili ma si butta a pesce nell’immaginario popolare con la lenza che affonda tra le onde cavalcate in passato da Russ Meyer, Doris Wishman, David F. Friedman, Ted V.Mikels, e butta nel cesto le forme generose delle cattive ragazze che frequentavano le Grindhouse, il Burlesque, i locali di striptease e che hanno raggiunto l’apice con la pericolosa esuberanza sessuale di Tura Satana, Haji e Lori Williams nell’insuperato, nel genere, ‘Faster, Pussycat! Kill! Kill!’.
Tre maggiorate si ritrovano a scavare nel deserto per disseppellire una preziosa manciata di diamanti. Mentre il sudore rende madide le succinte vesti delle nostre maliarde e scorre tra i seni nella fatica dell’operazione manuale, allo spettatore vengono mostrati flasback in cui si apprende che le tre “amiche” hanno tutte un loro scopo e nessuna è quello che sembra.
Rivalità, violenza, sesso esplodono sotto il caldo sole californiano tra le tre donne e tra i maschietti comprimari (uno sceriffo, un proprietario di night, uno spacciatore) destinati a sofferenze atroci quando finiscono nelle grinfie delle malvagie e avide virago.
Per chi si avvicina al film col giusto spirito si può godere senza troppa elaborazione intellettuale delle vicende delle nostre splendide donne col mitra tutte degne nel dar vita alle “bitch” del titolo, la fascinosa ed ingenua Trixie (Julia Voth), la violenta e sospettosa Camero (America Olivo), l’inquieta e machiavellica Hel (Erin Cummings). Menzione speciale va però alla giapponesina, perfida e perversa, Kinki (Minae Noji).
Appunto estetico sulla qualità delle immagini, “troppo belle” nell’ HD digitale con cui il film è girato, mentre il materiale necessiterebbe più della sporca e degradata pellicola segnata dal tempo.
Rick Jacobson arriva dalle serie tv e il suo modo di girare poco si discosta da quello stile sfruttando le facilitazioni della posproduzione della videocamera che permette split screen, velocizzazioni e trucchi a costi praticamente zero ma anche un eccesso di artifici che cozzano con la semplicità “carnascialesca” dell’assunto. Fattosi le ossa con il direct-to-video e poi passato agli eccessi visivi dell’Hercules e della Xena televisivi, rende un divertito omaggio alle popolari serie tv ospitando camei di Kevin Sorbo, nei panni dell’enigmatico Mr.Phoenix, e di Lucy Lawless e Renée O’Connor che fanno diventare le guerriere Xena e Gabrielle due timide suore!
Tanta carne sul fuoco per chi apprezza l’abbondanza delle forme femminile, poca invece per chi si interessa, come noi, anche di product placement dato che il film è piuttosto stitico in questo senso. Una rivendita d’auto non si sa quanto reale, un omaggio alle donne d’azione del passato con una splendida auto CHEYENNE d’epoca, un’esaltazione non so quanto pensata del mitra AK14.