Marco Guarrazzi è un ex campione sportivo, proprietario di una prestigiosa palestra nella capitale, che ha un cruccio: non è mai riuscito a qualificarsi alle olimpiadi. In compenso il figlio ce la fa, ma proprio il giorno del provino questi gli comunica che la sua carriera è un'altra, cioè quella di fare il frate.
Disperato Marco si rivolge ad un suo amico fraterno Monsignor Angelo Paolini, ormai pezzo grosso in Vaticano.
Paolini è infatti il direttore comunicazione della Santa Sede, anche se le idee per svecchiare la chiesa sono tutte fallimentari.
Con l'arrivo di Mario avrà l'illuminazione: non sarà lui a convincere il figlio a mollare la tonaca per la carriera, ma viceversa: Mario aiuterà lui a trovare ed allenare ex sportivi che hanno preso i voti per creare la squadra del Vaticano.
Dopo qualche perplessità di Mario ed alcuni ostacoli da superare con le altre sfere, l'avventura ha inizio andando a raccattare missionari in tutto il mondo (Colombia, Ghana, Brasile anche se c'è da credere che la troupe non si sia mai spostata dai dintorni di Roma) ed allenarli in vista della missione divina.
100 metri dal Paradiso è un film gradevole che mixa storia d'amore, buoni sentimenti, voglia di vincere a momenti divertenti dovuti soprattutto al'allenatore volgare che non riesce a trattenersi di fronte ai cardinali con le sue esclamazioni colorite e che contrappone i classici di Balzac a quelli di Lando l'idraulico e di Jacula, che però non risponde ad un quesito fondamentale: com'è che questo film, prodotto dalla Rai, con tutte le caratteristiche (e lo stile) degli sceneggiati della domenica sera, non è stato allungato e proposto in prima serata come film tv in 2 puntate? Forse ci avrebbe guadagnato.
Tanto comunque il product placement che ha voluto sponsorizzare il Vaticano: da Piaggio a San Benedetto a Samsung, senza contare le attrezzature sportive: Negrini, Exe, Legea.
Peccato che al contrario di quello che sarebbe successo con la vera squadra, qua non li ha visti nessuno.