LE CINQUE GIORNATE (Dario Argento, 1973)
Milano 18-23 marzo 1848 un giovane delinquente stile rugantino fuggito di prigione ed un panettiere al quale hanno bombardato il negozio (Enzo Cerusico) si trovano coinvolti nelle famose giornate di Milano.
Cainazzo e Romolo si trovano così ad attraversare tutte le situzioni di quei giorni con tutte le sue contraddizioni. Si parte con l'essere in testa, inconsapevolmente, ad un corteo del popolo, a caricare i fucili per la barricata della baronessa progettata da un architetto gay vestito come Willy Wonka, dal gang bang organizzato dalla stessa baronessa (Marilù Tolo) per festeggiare la battaglia, al parto di una donna abbandonata da tutti, che promette alla Madonna di cucirsela piuttosto che provare un'atra volta un dolore così, da un pranzo per il popolo dove il popolo deve limitarsi a fare il servo, alla strage degli austriaci sugli italiani e viceversa, per poi capire che alla fine, comunque vadano le cose, per il popolo è sempre la stessa cosa.
Dopo l'esordio thriller de L'uccello dalle piume di cristallo, il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio, Dario Argento si concede un film politico prima di lavorare al suo capolavoro assoluto Profondo Rosso.
Certo ad Argento, nonostante alcune somiglianze con i film "rivoluzionari" di quel periodo come "Giù la testa" o "Che c'entriamo noi con la rivoluzione", non interessa tanto approfondire il discorso politico, ma interessa mostrare un prodotto nuovo che contenga citazioni (da Ejzenstejn a Kubrick), stili diversi e il suo mondo classico: dai doccioni gotici del duomo, ai primi piani sui massacri, al rallenty della fucilazione di Cerusico/Romolo, fino allo spettatore inetto (Celentano/Cainazzo) che non si rende pienamente conto di cosa gli sta succedendo intorno finchè non ci casca di persona come erano stati Giordani (gatto), Dalmas (uccello) o Fabiani (mosche). Fra le scene cult di questo film "psychotronico" quella della baronessa ninfomane che cerca di alleviare le pene del soldato ferito: "Noooo, sono stato ferito al braccio, non al cazzo."
Quasi ovvio, nessun product placement