SEX & ZEN 3D – Christopher Sun (2011)
Il sesso e l’exploitation non sono più un’opzione da giocare per lanciare un film? O sono i film orientali, cinesi in particolare, a non avere appeal sulla platea italiana? Oppure è il 3D che non è così “selezionante” per la scelta di un film da parte di uno spettatore che continua a decidere in base a quanto è interessato alla pellicola da vedere indipendentemente da quale è la modalità di esecuzione?
Queste domande le faccio dopo la visione di Sex & Zen 3D in un multiplex in cui ero da solo in sala e dopo che il cassiere mi aveva preannunciato che il film sarebbe stato tolto dopo un paio di settimane scarse. I dati del botteghino rispecchiano la scarsa affluenza registrando 62700 euro d’incasso nella prima settimana, meno di “Mozzarella stories” e “Io sono Li”!
Pensare che in Cina è stato quasi un caso, come al solito grazie anche alla miopia dei censori che vietandolo nella mainland per le scene di sesso hanno amplificato l’interesse degli spettatori incuriositi dal sesso in 3D. Incassi strepitosi e tutti a curiosare i corpi nudi delle attrici orientali (come nella maggioranza dei casi di questo genere una miscela di attrici cinesi e giapponesi ad essere ingaggiate).
Il discorso non funziona in occidente dove ormai il soft non attira più nessuno.
Questa volta però non riesco a dar torto agli “assenti” perché il film è veramente poca cosa dal punto di vista erotico, da quello di pura exploitation e pure da quello ironico.
Il divertimento è quasi nullo nel seguire la storia, ambientata nel periodo Ming, di Wei Yangsheng (interprete il giapponese Hiro Hayama) innamoratosi della graziosa e pallida Leni Lan (il suo corpo gracile, nudo, in amplesso non troppo spinto, è uno degli apici della pellicola che di cose gradevoli ne mette insieme poche altre), promessa di un nobile amico a cui la “ruba” scatenando una vendetta poi centrale nel plot.
Il tentativo di riesumare l’interesse che fu per un cinema categoria III, l’exploitation storica di Hong Kong, riprendendone ambientazione e caratteristiche porta gli autori del quarto capitolo della saga di Sex & Zen a riprenderne pari pari le idee. Wei ha problemi di ejaculatio precox e di proporzioni minimali di attrezzo, pertanto come nella prima puntata della saga si fa impiantare un pene asinino, poi se ne va al palazzo dell’odiato e crudele Principe di Hong (interpretato da un Tony Ho decisamente in parte) chiedendogli di farlo incontrare con l’esperta/o di soddisfazione sessuale (la maggiorata Vonnie Lui, icona erotica di Hong Kong) che si rivela essere un ermafrodito con grossi seni ma anche con un enorme pene simile ad un lungo serpente (anche queste sono idee già sfruttate nei primi capitoli).
Infilandosi nella tana del Prince of Hong (un potente vizioso continuamente arrapato e circondato da bellezze nude, che possiede una pergamena di marmo con cui è praticamente immune da qualsiasi attacco legale rendendolo onnipotente: potrebbe essere un carattere utilizzabile da qualche comico per farne una parodia del nostro premier…) Wei non sa a cosa va incontro. Infatti nel palazzo si uniscono i desideri di vendetta dello stesso Hong e dell’amico “tradito” ad inizio pellicola dando l’opportunità al regista di infarcire il film con torture ai danni di Wei e consorte e con un po’ d’azione ovvero con ciò che rappresentava l’altro lato del cinema categoria III oltre le nudità e il sesso. Ma tutto è solo accennato, “buttato lì” e francamente noioso.
Resta l’aspetto 3D la cui curiosità riguarda il versante voyeuristico dell’utilizzo delle nuove tecnologie utilizzate nel campo del sesso.
In effetti più che per l’azione (che resta sempre difficile da seguire con gli insopportabili occhialini) e per la profondità di campo (poco di meglio delle cartoline da baraccone in tre dimensioni con i primi piani a fuoco e ciò che è dietro sfocato) sviluppata verso l’interno, è l’effetto pop-up a dover essere sfruttato in questo campo. Must del film è Vonnie Lui che si strizza i grandi seni in dettaglio con impressione popp(e)up verso lo spettatore. Attendiamo i primi porno in 3D certi che comunque il futuro per questa tecnologia è tutta nella possibilità di eliminare gli occhialini e l’avvicinamento ad un effetto ologramma, altrimenti crediamo che possa rimanere solo una moda momentanea.
Nessun occasione per product placement all’interno del film ma sfruttamento del megasuccesso in maniera collaterale. Dopo la fama amplificata dalla partecipazione al film, Vonnie Lui dichiara di aver perso l’ i-phone 4 su cui erano caricate sue foto spinte richiamando il caso di Edison Chen. Naturalmente il gossip aumenta ulteriormente il carisma dell’attrice ma è anche ottimo viatico pubblicitario in territorio cinese per la APPLE (ci è difficile credere ad una totale estraneità della brand dall’affare…).