SERAFINO (Pietro Germi, 1967)
Finita l'era dei musicarelli nel 1968 con la più bella coppia del mondo, Adriano Celentano si da al cinema impegnato con Pietro Germi, girando Serafino, forse uno dei film meno riusciti del regista di Amici miei.
Un povero pecoraro abruzzese ignorante (secondo me a lui si è ispirato Nanni Moretti nel famoso accoppiamento con il bracciante lucano e la casalinga di Treviso di Sogni d'oro) vive in alta montagna in compagnia del cane e delle pecore, in perfetta sintonia con la natura, praticando l'amore libero con tutte le mogli degli altri contadini, "perchè in un gregge c'è un solo montone per più pecore", e con la prostituta ufficiale Asmara (Francesca Romana Coluzzi) che è forse l'unica che lo ama veramente. (il titolo con cui uscì in Francia fu Serafino ou L'amour aux champs).
Dopo essere stato cacciato dal servizio militare per disperazione dei suoi superiori, Serafino torna al paese e si innamora della cugina Lidia (Ottavia Piccolo) con cui comincia a far l'amore senza farsi scoprire dagli zii che lo odiano. Una sera tornando a casa, dopo essere stato da Lidia e cacciato per quello da Asmara, si ferma a dormire dalla vecchia zia Gesuina (Nerina Montagnani) non accorgendosi che è morta.
La mattina dopo è l'unico a non preoccuparsi del testamento che invece interessa a tutti gli altri che sanno che la zia era molto ricca. Scoperto che Serafino è l'unico erede i parenti cercano prima di fregarlo, poi quando lui comincia a sperperare i soldi comprando addirittura una Ferrari da far andare sulle strade di montagna, lo fanno interdire.
Tentativo di Germi di contrapporre la bellezza della campagna alla frenesia della città, su cui si apre il film, ed ispirato ad una canzone di Celentano, Serafino è sicuramente un film poco riuscito e uno dei peggiori sia della carriera di Germi che di quella di Celentano.
Poco, ovviamente il product placement fra i quali spicca appunto la macchina che però finisce distrutta per via dell'incompetenza dei pastori.