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CINEMA
4 Marzo 2011 - 01:04

OMAGGIO ANNIE GIRARDOT

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La divorziata di Serge Korber
OMAGGIO ANNIE GIRARDOT

OMAGGIO A ANNIE GIRARDOT (COCCODRILLO DY)

La divorziata – Serge Korber (1972)

 

Ci ha lasciato anche Annie Girardot, una delle più grandi attrici francesi, conosciutissima anche in Italia dove è stata tra le preferite di Visconti e Ferreri.

Aveva 79 anni e in più di cinquant’anni di carriera si era fatta notare trasversalmente nei prodotti principali del cinema Europeo.

Dopo aver lavorato principalmente per il teatro nella Comédie française, esordisce al cinema nel 1955 in un film di André Hunebelle, “Treize à table”.

Non era bellissima e non faceva nulla per esaltare le sue doti estetiche presentandosi principalmente con il look mascolino che le derivava dal volto secco, il naso appuntito e il taglio di capelli quasi sempre cortissimo, ma ha sempre avuto il fascino della “donna vissuta” anche da giovane cosa che l’ha incanalata verso interpretazioni di personaggi di Simenon (quando si legge il capolavoro “Tre camere à Manhattan” viene naturale pensare a lei e così deve essere stato per Carné che l’ha imposta come protagonista della trasposizione cinematografica) e comunque di donna perduta come per il ruolo che l’ha portata al successo, la prostituta di “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti.

Poi la sua immensa bravura e la sua capacità di adattamento hanno fatto il resto.

E’ stata la “Donna scimmia” di Ferreri (per cui ha interpretato parti importanti anche in “Dillinger è morto” e “Il seme dell’uomo”, ), coprotagonista ne’ “I compagni” di Monicelli, Terese ne’ “Il sospetto” di Maselli, ha partecipato a “L’ingorgo” di Comencini e a tanti altri film italiani.

In Francia ha lavorato per la maggior parte dei maestri del cinema transalpino e la troviamo in film dei più svariati, sia come genere che qualitativamente.

Negli ultimi anni ha partecipato a due film di quello che si può considerare senza timore di smentita uno dei migliori autori Europei, Michael Haneke, l’abbiamo vista infatti sia in “La pianista” che in “Niente da nascondere”.

Per renderle omaggio presentiamo questo film, non tra i suoi più importanti, ma in cui la sua interpretazione resta memorabile.

Si tratta di opera dell’eclettico Serge Korber, il tipico regista “pret à tout faire” (ha anche avuto una stagione da autore porno sotto il nickname John Thomas) che ha tratto dal romanzo “Les feux de la Chandeleur” di Catherine Paysan questa storia di cui è protagonista la nostra nei panni di Marie-Louise, madre e moglie che nel 1964, quindi prima dello sdoganamento del sessantotto, diventa paladina della sinistra partecipando alle battaglie contro il colonialismo in Algeria e a favore degli scioperi operai. Una moglie “rossa” non è presentabile per il marito, un notabile conosciutissimo, nella bigotta provincia francese ed è così che si trova costretta ad annunciare ai due figli il divorzio con il marito perché “l’amore è una cosa fragile e difficile”.

La ritroviamo dieci anni dopo, abbandonata anche dai figli che ormai hanno una vita loro e veniamo a sapere proprio dal figlio, tornato a trovarla insieme a moglie e sorella proprio nell’anniversario del giorno in cui i genitori si sono separati (il 2 di febbraio, festa della Candelora – da qui titolo del romanzo e titolo originale del film - che in Francia si festeggia preparando crepes), che ha alle spalle un tentato omicidio e una vera e propria ossessione per il marito (continua ad amarlo ed è convinta che prima o poi tornerà da lei).

L’ossessione diventa patologica arrivando ad importunare figli, marito e nuova compagna di questo rischiando il manicomio, fino ad un colpo di scena finale…

Il film è pieno di difetti, sgangherato, con voci narranti del figlio che intervengono senza che se ne senta il bisogno, una colonna sonora di Legrand ai limiti del melenso, frasi fatte a più non posso e uno stile di regia senza la minima coerenza che passa dal dramma telefonato a sprazzi di commedia à la Demy.

Ma non tutto è da buttare, perché proprio la figura di donna messa in scena dalla grande Girardot è di interesse  notevole (coadiuvata da un sempre professionale Jean Rochefort) ed è calata in un ambientazione anni ’70 riconoscibile e ben rappresentante il momento storico con le vecchie CITROEN “molleggiate” e le DYANE, le musiche beat, il contesto politico sociale postsessantottino. E quando Marie-Louise (il marito dopo dieci anni si ripresenta in casa dell’ex moglie per parlare col figlio e lei è convinta che sia tornato perché la ama ancora) accompagna alla porta l’ex-marito che esce di casa e senza vergogna, davanti a figli e nuora, dice all’uomo “Alexandre io ti amo” con le lacrime agli occhi siamo di fronte ad un momento di grande cinema e di grande interpretazione d’attrice.

Product placement confinato ad uno scatolone su cui è evidente la scritta KITEKAT e al CREDIT LYONNAIS la cui Agenzia nella piazza della città è incrociata più volte da vari protagonisti del film.

Stefano Barbacini

Les feux de la chandeleur

Regia: Serge Korber
Data di uscita: 01/01/1972

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